La liberazione delle donne: la minigonna di Mary Quant

Mary Quant, venuta a mancare lo scorso 13 aprile all’età di 93 anni, aprì un varco a un forte processo di liberalizzazione della moda femminile quando propose la prima minigonna.

Vita e carriera

Corre l’anno 1965 quando Mary Quant decide di proporre un capo così rivoluzionario in un periodo storico in cui le donne volevano essere libere, leggere e giovanili. Nel 1953 Mary conosce il suo futuro marito Alexander Plunket Greene, con il quale apre la boutique Bazaar a King’s Road a Londra. Ben presto la boutique diviene luogo frequentatissimo da giovani gruppi folcloristici e hippie, esponenti del cinema e della moda. Il taglio iconico della Quant, la frangia simmetrica studiata dal parrucchiere Vidal Sasson, è stato imitatissimo così come lo è stato quello della musa Twiggy.

Mary Quant riceve numerosi riconoscimenti nel corso della sua carriera, infatti viene anche nominata Cavaliere della Corona Britannica dalla Regina Elisabetta II nel 1966. Nel 2019 invece il Victoria & Albert Museum di Londra le ha consacrato una retrospettiva. 

La minigonna si pone come frattura col vecchio mondo, un simbolico rifiuto ai bustini e ai metri di stoffa che nascondevano e costringevano il corpo femminile. Lei e André Courrèges si contendevano il primato per l’invenzione della minigonna, tuttavia la Quant ammette infine che:

“Né io, né Courrèges, abbiamo avuto l’idea della minigonna. È stata la strada a inventarla”

Swinging Sixties

I codici estetici dello Swinging London non comprendevano singoli capi, bensì un vero e proprio look che includeva il taglio a caschetto, labbra pallide, occhi grandi, corpo snello e vestiti a pattern e in generale look androgini. 

Nella capitale inglese degli anni ’60 emerge un forte ideale di emancipazione e avversione per le regole tra i giovani, definito anche youthquake. Swinging è un termine che indica le nuove temperie culturali che diedero inizio a uno stile di vita fresco, che dilaga per le strade e i Beatles ne furono protagonisti. Al contempo si comincia a diffondere il ready to wear che si sovrappone alla ricercata ed elitaria haute couture parigina. Tuttavia, fino a quel momento Londra era caratterizzata da una storica via di sartoria, Savile Row, in cui si fecero capi su misura per la regina Vittoria e Winston Churchill

Gambe nell’immaginario collettivo

L’emancipazione delle gambe ha avuto una ripercussione anche nel cinema, basta pensare alle spaziali Anne Francis, che porta un abito molto corto in Il Pianeta Proibito (1956), e a Jane Fonda in costumi futuristici (di Paco Rabanne) in Barbarella (1968). Sophia Loren ipotizza Marcello Mastroianni in Ieri, oggi e domani (1963) nella scena del seducente spogliarello. Le ultime gambe invece che entrarono nell’immaginario collettivo furono quelle di Sharon Stone in Basic Instinct (1992) nella scena dell’interrogatorio in cui accavalla le gambe senza mutandine.

Queste donne non si riducono a essere considerati oggetti sessuali, bensì prendono le redini trasformandosi in vere e proprie femme fatale. La gamba esibita consapevolmente si trasforma in un atto seduttivo e quasi minaccioso. Sono donne con carattere e ambizione che sanno qual è il loro posto nel mondo.

Immagine in evidenza: Wikipedia

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