Picasso: la metamorfosi della figura

La mostra “Picasso. La metamorfosi della figura” organizzata dal MUDEC a cura di Malén Gual e Ricardo Ostalé Romano, racconta le ispirazioni artistiche e il processo creativo che hanno accompagnato la produzione di Pablo Picasso. Prodotta dal Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano, la mostra è aperta al pubblico dal 22 febbraio al 30 giugno 2024.

L’eredità del maestro andaluso

Pablo Picasso è stato uno degli artisti più influenti del XX secolo. Nato nel 1881 in Spagna e morto nel 1973 in Francia, è stato un pittore, scultore, incisore e ceramista spagnolo, considerato uno dei fondatori del movimento cubista. La sua opera spazia attraverso diversi stili e periodi, e alcune delle sue opere più famose includono “Les Demoiselles d’Avignon” e “Guernica“. Nella sua prolifica carriera Picasso ha prodotto oltre cinquantamila opere, tra dipinti, disegni, sculture e ceramiche, esposte oggi in tutto il mondo. La sua costante capacità di reinvenzione e il suo contributo in ambito artistico, lo rendono un visionario e un maestro della pittura. Tutt’oggi la sua eredità continua a vivere attraverso le sue creazioni e ispira intere generazioni di artisti. Con la sua visione, Picasso ha sfidato l’idea di passato e futuro nell’arte, dimostrando di aver sempre avuto un grande rispetto per le manifestazioni artistiche, che ha incluso e assimilato durante tutta la sua produzione. Infatti, l’artista andaluso ha sempre allontanato la definizione “primitiva” nella descrizione dell’arte che lo ispirava, in quanto da lui concepita come un “tutto senza tempo”.

Pablo Picasso è uno dei più grandi artisti del Novecento, un mito dell’arte ammirato da milioni di persone in tutto il mondo.

Giuseppe Sala, Sindaco di Milano

Il percorso espositivo della mostra

Ospitata nel cuore di un museo che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza, la mostra è divisa in cinque sezioni che narrano la costante ricerca e studio della forma di Picasso. In ciascuna sezione, i lavori dell’artista sono accompagnati da alcune delle opere che lo hanno sedotto e ispirato, realizzate da scultori appartenenti a varie culture africane e alla Papua Nuova Guinea. Ad esse si aggiungono alcuni pezzi dell’arte iberica collezionati dallo stesso artista. L’esposizione raccoglie nello specifico opere messe a disposizione da collezionisti privati e importanti musei spagnoli come la Casa Natal di Malaga, il Museu Picasso di Barcellona e il Museo Reina Sofia di Madrid.

La mostra esplora il legame tra l’opera di Picasso e le sue radici nel passato, attingendo al primitivo per spiegare la sua evoluzione artistica. Allo stesso tempo, essa si volge al presente, offrendo una prospettiva sulla pittura contemporanea e sulle nuove generazioni di artisti africani. Questi ultimi si sono confrontati con il genio di Picasso, offrendo una chiave di lettura sulla continuità e l’evoluzione dell’arte.

Il percorso espositivo, che simbolicamente conclude le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della morte di Picasso, offre quindi un’immersione nella mente di un genio artistico che ha ridefinito i confini dell’arte, mescolando identità spagnola e visione artistica universale.

Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano

Prima sezione: uno sguardo verso altre culture

Nei primi anni del Novecento a Parigi nasce l’arte contemporanea. Caratterizzata dalla contrapposizione alla tradizione accademica, questa riunisce un folto gruppo di artisti che si mettono alla ricerca di nuove forme di espressione. Tra questi spicca il giovane Picasso, che in quegli anni inizia a intraprendere il percorso che lo porterà poi a diventare un leader indiscusso delle avanguardie. Il 1906 è un anno cruciale nell’opera di Picasso e viene definito come l’inizio del periodo dell’“arte nera”. Il pittore inizia a scoprire e collezionare l’arte egizia, iberica e tribale, arrivando a capire che l’arte è una “forma di magia” che impone una forma a paure e desideri. In questi primi anni di ricerca il pittore acquista opere di artisti a lui contemporanei e opere appartenenti ad altre culture, definite “arti primitive”. Da questi manufatti, sculture e maschere, l’artista trae importanti fonti di ispirazione che accompagneranno i suoi periodi di sperimentazione verso il Cubismo.

Seconda sezione: “Les Demoiselles d’Avignon”

Il 1906 è anche l’anno del passaggio di Picasso al Cubismo. L’esplorazione dell’artista della cultura occidentale, extra-europea e delle culture antiche determina la varietà di stili presenti ne “Les Demoiselles d’Avignon”, opera cardine del nascente movimento cubista.

“Les Demoiselles d’Avignon”, 1906-1907, da Wikipedia

Il processo creativo che porta alla nascita di quest’opera deriva dall’assimilazione interiore e rielaborazione compiuta da Picasso nei confronti delle sue fonti “senza tempo”. Una grande quantità di disegni preparatori e bozzetti di studi, racchiusi in moltissimi quaderni da disegno, ne dimostrano l’influenza e rappresentano la parte più intima della sua creazione.

Copertina del quaderno “Les Demoiselles d’Avignon”, 1907, da Museo MUDEC

Terza sezione: cubismi di Picasso

Il Picasso cubista emerge totalmente, in tutti i suoi aspetti formali, attraverso una vera e propria rivoluzione plastica. L’intento non era quella di cercare un’arte imitativa, ma figurativa, che riuscisse ad unire il geometrico di Paul Cézanne al suo personale periodo di “primitivismo”. Insieme a Georges Braque, Picasso crea il Cubismo, sotto l’ombra di un’arte tribale che lo rende un “realismo concettuale” in grado di esprimersi secondo la forma rivendicata dagli artisti.

Quarta sezione: la permanenza dell’arte tribale nell’opera di Picasso

Con la fine della Prima Guerra mondiale, molti artisti che avevano assimilato l’”arte nera” nel proprio stile, decidono di tornare a uno stile più classico e consolidato. Anche Picasso stesso abbandona il movimento cubista a favore di rappresentazioni più tradizionali. Nonostante ciò, la sua collezione personale e il contatto con i poeti surrealisti permette una permanenza costante dell’”arte magica” nella sua carriera creativa. Si può notare quindi un dialogo continuo tra l’arte dei popoli africani e oceanici con gli stilemi formali dell’artista.

Quinta sezione: metamorfosi della figura

Nelle sue opere, Picasso deforma e trasforma le forme umane in modi non convenzionali e irrealistici, attraverso l’uso di linee curve, forme geometriche e una varietà di tecniche artistiche innovative. In questo senso, le figure subiscono una sorta di trasformazione, abbandonando le loro forme e proporzioni naturali a favore di nuove. I volumi vengono reinventati e rimodellati, contribuendo a dare un senso di dinamismo ed espressione attraverso il loro straniamento e la loro evoluzione. Le opere esposte in questa sezione sono state realizzate tra il 1930 e il 1970. Si riconoscono da linee più morbide e meno geometriche e al mancato dialogo con i manufatti africani. Infatti, Picasso sembra aver superato le sue ispirazioni tribali, per essere giunto alla vera essenza e magia dell’arte.

Spesso la metamorfosi riscontrabile nelle opere di Picasso assume una connotazione erotica. Ciò accade soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale dell’artista.

“Nudo accovacciato”, 1961, da Artsupp

L’attrazione e influenza reciproca tra Picasso e l’arte africana

Se a questo punto è ormai nota l’attrazione di Picasso per l’arte africana tradizionale, è importante evidenziare l’importanza che gli artisti africani contemporanei attribuiscono al Maestro. Tra gli artisti presentati, il benintese Romuald Hazoumè, il mozambicano Goncalo Mabunda e il congolese Cheri Samba.

Cheri Samba, “Quand il n’y avait plus rien d’autre que… L’Afrique restait une pensée”, 1997

Immagine in evidenza: Museo MUDEC

2 Commento

  • Pubblicato il 9 Maggio 2024 07:37 0Likes
    ALFREDO

    Un apprezzabile esame sulle origini dello spirito artistico di PICASSO.

  • Pubblicato il 8 Maggio 2024 14:29 0Likes
    Alessandra

    Una piacevole lettura ad introduzione di una mostra che sicuramente visiterò

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