Come si racconta una storia? Lo storytelling di Pablo Trincia con Il Dito di Dio

Il dito di dio – voci dalla Concordia è la rivalsa dei podcast. Pablo Trincia è riuscito a raccontare il naufragio della Costa Concordia come mai prima d’ora, regalandoci un’importante lezione di storytelling.

Il 13 gennaio 2022 si commemorava una data tragicamente passata alla storia. 10 anni fa, infatti, al largo dell’Isola del Giglio, naufragava la Costa Concordia, con oltre 4.000 passeggeri, di cui 32 persero tragicamente la vita. A ripercorrere ciò che successe a bordo è Pablo Trincia che, grazie alla produzione di Spotify Studios in collaborazione con Chora Media, ha realizzato un podcast chiamato Il Dito di Dio – Voci dalla Concordia

Pablo Trincia

Il Dito di Dio: i risultati del podcast

Il podcast ha avuto un successo clamoroso, con oltre 7 mila voti su Spotify, complice l’intensità drammatica da cui è caratterizzato. Sono stati in molti a stupirsi del risultato, una modalità di racconto così nuova era stata poco utilizzata per questi scopi, tuttavia si è rivelata la più adatta, catturando un pubblico che prima era solamente legato ai documentari televisivi. 

Pablo Trincia è la voce narrante, ma il suo racconto è accompagnato dai rumori registrati quella stessa notte sulla nave. Questi provengono dalle registrazioni dei passeggeri che erano presenti durante il viaggio e dalle telefonate che hanno fatto ai propri parenti o ai carabinieri. Non solo, la vera svolta sono le storie degli stessi sopravvissuti.

La grossa particolarità di questo podcast è l’incredibile intreccio di storie, magistralmente tenuto insieme dal narratore. Nelle storie narrate a voce, infatti, non sono importanti i fatti, bensì le testimonianze, le parole di chi quella cosa l’ha vissuta, e già dal titolo è evidente. 

Instagram – Pablo Trincia

Come si racconta una storia?

É proprio questo il modo in cui vanno raccontate le storie. Hanno bisogno di essere narrate e, al contempo, catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Come? L’unico modo è alternando, grazie a una struttura narrativa, i momenti in cui si sceglie di portare un’emozione al massimo, per poi rovesciarla. 

In questo caso, Pablo Trincia ha fatto iniziare tutte le sue storie in maniera molto tranquilla, allegra, con i primi momenti dell’imbarco e dei giorni iniziali sulla nave da crociera. Ha approfittato di questo frangente per introdurre i personaggi e la stessa nave, come si svolgeva la vacanza e la vita a bordo. Non mancano aneddoti divertenti vissuti dai passeggeri, come partenze quasi mancate. Poi, con un countdown di ore, ci avviciniamo alla tragedia. 

Questo è il momento più intenso e drammatico di tutto il podcast dove, dopo la tranquillità degli episodi precedenti, veniamo immediatamente gettati nel caos più assoluto. Sentiamo il tempo che scorre, ma la vita dei protagonisti sembra scivolare inesorabilmente. Eppure, è dopo l’avvenimento stesso che le voci si fanno più rotte e provate. Qui devono ricordare ciò che è successo, ricostruire insieme a noi quello che è avvenuto secondo dopo secondo. Ci vuole poco per comprendere chi ce l’ha fatta e chi no.

Alla fine sentiamo solo i sopravvissuti, con le voci spezzate dal pianto nel ricordare il dolore di chi non ce l’ha fatta. È spesso lo stesso narratore a intervenire, per offrire un bicchiere d’acqua o una pausa a chi racconta. In pochi ad ascoltarlo riescono a trattenere le lacrime. 

Raccontare il destino

Pablo Trincia è riuscito a raccontare il destino, ovvero tutti quegli eventi inevitabili che hanno portato all’unione di queste persone che nulla avevano in comune. Questa storia, quindi, non racconta i pettegolezzi o le supposizioni che sono state fatte negli anni, specialmente intorno al suo comandante, ma toglie dall’oblio le vere storie legate a quella nave e al suo naufragio.

Come podcast è un incredibile traguardo, che dimostra le incredibili capacità narrative di Pablo Trincia e sdogana il genere, toccando un nuovo pubblico che finalmente ha trovato un valido sostituto ai documentari televisivi

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