M. Il figlio del secolo, il romanzo storico di Antonio Scurati diventa piece con Massimo Popolizio

Il 21 febbraio 2022 segna per la IULM il ritorno dei grandi ospiti in università. In un Auditorium gremito di studenti e appassionati, lo scrittore e professore Antonio Scurati e il regista Massimo Popolizio si incontrano pubblicamente per la prima volta, dopo il successo al Piccolo Teatro di Milano dello spettacolo M Il figlio del secolo. Insieme costruiscono un dialogo culturale e storico, moderato dal rettore Gianni Canova.

Un adattamento complesso

M. Il figlio del secolo è il primo di una tetralogia di romanzi storici di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega nel 2019. Il romanzo tratta il momento più critico della storia italiana: l’ascesa al potere del fascismo e di Mussolini. Il suo adattamento a spettacolo teatrale, firmato dalla regia di Massimo Popolizio, riporta il teatro al centro della scena culturale milanese, ottenendo alla sala Strehler del Piccolo Teatro il tutto esaurito ogni sera.

Oltre ottocento pagine di romanzo per una piece di due ore e quarantacinque. Per Massimo Popolizio la stesura del copione è stata un’opera lunga e articolata, che ha messo in moto una macchina scenica complessa e molto ricca.

Popolizio racconta che quella in scena è la quattordicesima edizione del copione e che il lavoro di scrittura è durato all’incirca un anno. Lo spettacolo è stato pensato in primo luogo in base al palco che lo avrebbe ospitato, uno dei più difficili d’Italia secondo il regista. La scelta della terza persona per la narrazione ha consentito più libertà di sviluppo dei personaggi e l’invenzione di alcuni di essi.

Lo spettacolo procede seguendo un montaggio di trentuno quadri, disposti in ordine cronologico, tematico, per situazione o personaggio. Il regista sostiene che a teatro sia necessario utilizzare più di un metodo, a differenza del romanzo. Il ritmo è molto dinamico, ma non affrettato.

La scissione e l’equivoco del Mussolini teatrante

All’interno dello spettacolo vediamo in scena due Mussolini. Il primo è interpretato dal regista stesso, che afferma la necessità di essere sulla scena, il secondo dall’attore Tommaso Ragno. La scissione e la non somiglianza fisica degli interpreti con il personaggio storico sono delle scelte registiche che mirano a far comprendere allo spettatore l’importanza dell’idea della persona Mussolini.

Scurati afferma di aver apprezzato la scelta di non somiglianza degli attori con il personaggio poichè la figura di Mussolini è inimitabile, una caricatura irraggiungibile. Il corpo è una questione fondamentale per il teatro, ma anche per Mussolini, in quanto corpo del leader e veicolo di seduzione delle masse. Lo scrittore evidenzia come la politica populista, ideata proprio da Mussolini, sia la prima a dare centralità al corpo sulla scena politica, in un’ottica di equivalenza basata sulla fisicità.

Scurati sottolinea come la liquidazione di Mussolini a teatrante sia un grosso equivoco storico che ha impedito di comprendere veramente cosa sia stato il Fascismo e Mussolini. Infatti, proprio l’inettitudine del dittatore alla drammaticità sarà la causa del suo declino, e solo la sua mancanza del senso del dramma lo può rendere un personaggio tragico. In questo senso, il successo dello spettacolo è una rivincita del teatro su Mussolini stesso.

La risonanza dell’opera con il presente

Il vasto pubblico raggiunto tanto del romanzo quanto dello spettacolo, sottolineano come questa sia un’opera in grado di produrre una forte risonanza con il presente.

Scurati precisa che tutti i termini e gli slogan citati non siano in alcun modo una forzatura dell’autore, bensì parole di Mussolini o Gabriele D’Annunzio che riecheggiano nel presente. Questo accade probabilmente perchè gli italiani hanno fatto i conti con il fascismo in senso storico, ma non con il fatto di essere stati fascisti. Il teatro ha la capacità di amplificare questo effetto essendo, secondo lo scrittore, il luogo delle risonanze per eccellenza.

Per l’occasione Radio IULM ha realizzato un reportage, evidenziando i passaggi più significativi della conferenza, con gli interventi diretti dello scrittore Antonio Scurati e del regista Massimo Popolizio.

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