Fuori il nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari il 2 dicembre: Fake news. I brani proposti sono 14, anticipati da Giovani Wannabe, Ricordi e Dentista Croazia.
Un progetto “maturo e non marcio”, come specifica Riccardo Zanotti, uno dei membri della band, ma che conserva le caratteristiche che da sempre hanno contraddistinto il gruppo bergamasco e che hanno assicurato loro l’amore del pubblico. Melodie semplici accompagnate da testi diretti e immediati, dietro i quali si celano, spesso, riferimenti enigmatici.
“Ci rendiamo conto di esistere perché ci vediamo riflessi negli occhi degli altri” annuncia Riccardo davanti ai giornalisti “alla primissima conferenza stampa c’erano forse 10 persone, e vedervi qui oggi è quasi un’idea folle, vi ringrazio”.
Da una chiacchierata tra amici ad un nuovo album
Riccardo spiega la genesi dell’album che prende spunto da una semplice conversazione tra amici.
“Parlavamo di quanto le fake news possano contaminare il dibattito pubblico, su qualunque tema, dai migranti alla pandemia.”
Riflettendo su questa considerazione, si sono resi conto di quanto frequentemente le loro stesse canzoni assumano i connotati delle fake news. Produzioni che nascono grazie a storie di estranei, che la band fa proprie e ripete più e più volte fino a quando inizia a crederci.
Nasce da qui l’esigenza di fare un album vero, autoreferenziale. Ecco spiegato il nome dell’album che si chiama, ossimoricamente, Fake news.
Spazio per la desolata solitudine
Tra i brani, il primo è Zen. Il suo testo parla delle difficoltà legate al mondo della musica, con riferimento particolare al peso che ha la competizione, che spesso opprime gli artisti. La band confessa il rischio di presentare un album così autoreferenziale, riconoscendo, tuttavia, la duplice funzione che può assolvere: terapeutico per gli artisti e interessante per il pubblico.
Si tratta di un progetto che è stato, inevitabilmente, contaminato dalle emozioni provate durante il lockdown che tutti abbiamo vissuto a causa della pandemia del Covid-19. Le canzoni rappresentano la risposta della band, che collabora creativamente per fronteggiare una situazione tanto invalidante.
La presenza di canzoni più intime, come Hikikomori, sono la manifestazione delle emozioni provate in preda allo sconforto e che portano la band a comunicare la desolata solitudine tipica degli anni appena trascorsi.
Antitesi di stili si scontrano in una coerenza generale
Risulta interessante notare come l’album contenga un filo rosso che colleghi tutte le canzoni, rappresentato dallo stile inconfondibile dei Pinguini, e allo stesso tempo riporti al suo interno direzioni sperimentali e molto diverse tra loro. Si passa da tentavi che vertono sulla drill a stili più cantautoriali che portano con sé un po’ di tradizione. Si tratta di una scelta della giovane band, volta a costruire un discorso più complesso che possa raccontare una piccola parte della società contemporanea, ma soprattutto della nostra generazione.
Uniti più che mai, ora l’attenzione è rivolta agli stadi, occasione per portare in scena un grande spettacolo, ma soprattutto per far divertire il pubblico e la band stessa, che ha confessato di riconoscere nei live la dimensione più importante del loro mestiere.