CINA, proteste alla politica ZERO-COVID

Ormai da più di una settimana la Cina è teatro di una serie di proteste contro la politica zero-covid di Pechino, le più grandi che il paese abbia visto dal 1989. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un incendio che giovedì 24 novembre ha provocato 10 morti in un condominio nella regione dello Xinjiang.  

Ricostruzione dell’accaduto

Il tragico incidente che ha causato la morte di 10 persone (inclusi 3 bambini) e ferite altre 9, ha avuto luogo la notte di giovedì 24 novembre in un appartamento residenziale nella capitale dello Xinjiang, Urumqi. L’incendio è scoppiato intorno alle 19:49 ora locale ed i residenti coinvolti non sono riusciti ad abbandonare l’edificio, dovendo invece salire fino all’ultimo piano. Il fuoco è divampato per 2 ore e 46 minuti secondo il rapporto ufficiale.

I vigili del fuoco domano l'incendio a Urumqi, Ximjiang, Cina
I vigili del fuoco domano l’incendio (AP)

Ali Abbas, il proprietario dell’appartamento dove è scoppiato l’incendio, non abita più in Cina dal 2017. In un’intervista telefonica con la CNN ha affermato che l’incendio è partito da un guasto elettrico mentre sua nipote stava caricando il tablet. Le fiamme hanno rapidamente avvolto la casa, interamente arredata da mobili in legno, nonostante i tentativi della figlia e del vicino di spegnerle. Sebbene la famiglia sia riuscita ad evacuare in tempo, altri inquilini non sono stati così fortunati.

Secondo un funzionario governativo, le difficoltà nell’abbandonare l’edificio sarebbero da attribuire alla scarsa dimestichezza dei condomini con le uscite di emergenza. É tuttavia diffusa l’idea che l’accaduto sia da imputare allo strettissimo lockdown a cui l’area è sottoposta.

Abbas ha riferito che, stando alle regole del lockdown, coloro che erano risultati positivi nell’ultimo mese e le loro famiglie non potevano uscire di casa. I non rientranti in questa categoria potevano lasciare i loro appartamenti, ma non potevano uscire dall’edificio senza l’aiuto dei servizi sociali.

Le proteste in Cina: basta alla politica zero-covid

L’evento ha scatenato numerose proteste cui hanno preso parte principalmente manifestati piuttosto giovani (la maggior parte sotto i trent’anni). Tuttavia, quando ci sono grandi manifestazioni di dissenso, specie in un paese dove ciò è culturalmente insolito, le ragioni sono spesso molteplici. Nelle foto che ci giungono dalla Cina è ricorrente l’immagine di persone che tengono in mano fogli bianchi

proteste a Pechino, Cina
I manifestanti sollevano fogli bianchi e cantano slogan marciando in segno di protesta a Pechino, 27 novembre 2022 (AP)

Il foglio bianco è senza alcun dubbio una commemorazione per le vittime dell’incendio (il bianco è il colore del lutto secondo la tradizione cinese). Per dichiarazione di alcuni manifestanti, tuttavia, rappresenta anche un messaggio contro la censura e il controllo sui civili da parte del partito comunista cinese. Il foglio intonso rappresenta infatti tutto ciò che i cittadini vorrebbero, ma non possono dire riguardo al regime. Nonostante ciò, mentre la popolazione è solita non attaccare la leadership apertamente, stavolta i manifestanti si stanno imponendo con la forza, chiedendo a gran voce le dimissioni del presidente Xi Jinping e dell’intero partito. 

Reazione ai disordini

La maggior parte delle proteste sono state pacifiche, salvo alcuni scontri a Shangai e Wuhan. Un episodio ripreso dalla stampa internazionale è quello del giornalista della BBC Edward Lawrancepicchiato e arrestato dalla polizia cinese a Shangai. La BBC ha pubblicato un comunicato in cui afferma di non aver ricevuto alcun tipo di scusa ufficiale da Pechino. Un portavoce del ministero degli esteri cinese, come risposta, ha sostenuto che Lawrence non si fosse identificato come giornalista e che quindi la polizia non avesse idea di chi fosse. 

comunicato stampa della BBC circa l'arresto del giornalista Ed Lawrence nella protesta contro la politica zero-covid in Cina
“La BBC è estremamente preoccupata per il trattamento subito dal nostro giornalista Ed Lawrence, arrestato e ammanettato mentre curava il servizio sulle proteste a Shangai. Durante il suo arresto, è stato picchiato e preso a calci dalla polizia. Questo è successo mentre svolgeva il suo lavoro da giornalista accreditato.
È preoccupante che uno dei nostri giornalisti sia stato attaccato in tal modo mentre svolgeva il suo lavoro. Non abbiamo ricevuto alcuna spiegazione o scusa ufficiale dalle autorità cinesi, salvo un’affermazione da parte degli ufficiali che lo hanno rilasciato, i quali hanno sostenuto di averlo arrestato per evitare che venisse contagiato nella folla.

Noi non consideriamo questa spiegazione plausibile”

Le autorità hanno eretto ai lati delle strade di Shangai delle barriere tra la carreggiata e il marciapiede. È inoltre da segnalare una presenza massiccia di mezzi della polizia e bus lungo le strade per tenere stretta la morsa su eventuali rivolte. Ci sono alcune immagini condivise dallo stesso Lawrence di agenti che fermano i passanti cancellando le immagini delle rivolte. Secondo i testimoni, le autorità controllerebbero anche la presenza di app quali TelegramInstagramTwitter, utilizzate per diffondere le suddette immagini data la loro capacità di sfuggire al controllo del governo. 

Conclusioni

Nonostante molte persone abbiano cantato cori contro il governo, altri hanno intonato l’inno nazionale cinese durante le manifestazioni. Ciò potrebbe significare che tali proteste abbiano, alla lunga, un risvolto più sociale che politico. La popolazione non è adeguatamente immunizzata e i tassi di contagio sono molto alti, ma non è possibile continuare con l’attuale politica zero-covid, principale matrice delle proteste. Il governo lo sa, ma non è chiaro se possa e voglia agire in tal senso. Dalla stampa di regime viene infatti enfatizzata la politica zero-covid in Cina, nonostante si menzioni spesso che andrebbe perfezionata. Seppure negli ultimi giorni sembrerebbe che il governo cinese abbia allentato la presa, la sua morsa sui cittadini è ancora ben salda. 

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