Concime cap. 15: Quello che rimane

Da novembre dello scorso anno Concime ha perseguito l’idea di dare una forma e una prospettiva ai lasciti del periodo pandemico. La ricerca ha ceduto il passo a una resa di fronte al caleidoscopio della realtà. Il virus e le sue conseguenze hanno inciso su tutti e allo stesso tempo ciascuno ne ha fatto un’esperienza diversa nella propria quotidianità.

Per ogni persona che sta ricostruendo la sua vita con una nuova sensibilità, ce ne è una che non trova ancora la calce per unire i cocci dispersi. Abbiamo ancora la memoria segnata da una frattura che non potrà rimarginarsi senza che qualcosa vada perduto.

Concime cap. 15: Quello che rimane

Oltre il necessario

Quando la nostra umanità ci impedisce di restare integri, la fantasia è un collante leggero. L’immaginazione è evanescente, non è cosa di questo mondo. Per questa ragione ciò che ha a che fare con la fantasia spesso non ha senso o è poco comprensibile.  Ma è indispensabile.

Ripartire dal senso di necessità e dell’utile è una condanna al nostro futuro e a quello delle generazioni che verranno. Invece, è la contemplazione che abitua lo sguardo alla meraviglia e all’“oltre”. Fermarsi un passo prima significa accontentarsi, con il rischio di essere ciechi alla creatività che rende l’uomo soggetto attivo nella storia.

Nei capitoli di Concime si è fatto spesso riferimento ad attività connotandole come “arti”: il saper ascoltare, la capacità di attendere o il dare un nome alle cose. L’arte, infatti, trascende ambiti o contesti specifici. Ciascuno, a suo modo, può essere artista, e senza che ciò debba declinarsi in una professione prestabilita. È la creazione stessa a evadere confini, etichette e definizioni per essere generativa e dare un senso all’esistenza.

Scegliere

La morte è una livella. La pandemia, però, più che eliminare le differenze sociali, ha accentuato il divario segnato dal privilegio. E chi ha potuto sfruttare la situazione per trarne vantaggio, lo ha fatto.

Questo è il tempo di scegliere e discernere. La pandemia e le modalità di gestione della crisi sanitaria, economica e sociale hanno attivato e promosso delle idee e dei comportamenti che in nessun caso apporterebbero delle risorse per il bene comune e personale. Ora la responsabilità di ogni individuo consta nel ricordare quello che è accaduto, trarre insegnamento dagli errori e impedire il radicamento di visioni che limitino la libertà e i diritti.

Epilogo

Concime si conclude in gratitudine. Grazie a chi ha partecipato alle conversazioni che hanno fatto da matrice agli articoli pubblicati. Grazie a coloro che hanno condiviso spunti, critiche e visioni che i vari capitoli hanno suggerito loro, rendendoli un testo vivo. Nella fiducia reciproca abbiamo creato degli spiragli perché le storie e le esperienze degli altri potessero lasciarci un segno. Scegliere di ascoltare invece del mero sentire è possibile.

Non so se ciò che abbiamo vissuto in questi mesi potrà diventare concime. Nel dubbio, innaffio ogni giorno i desideri che ho seminato.

In momenti simili era facile credere che l’acqua servisse soprattutto per benedire, e solo secondariamente per far crescere le verdure o lavare i panni

Marilynne Robinson, Gilead

 

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