Concime cap. 6: Al motore del cambiamento non bastano piccole scintille

Nella pandemia e nelle correlate problematiche sociali, economiche e ambientali si può notare un fenomeno di accelerazione della crisi. Le criticità sembrano inasprirsi sempre di più. Ciò potrebbe portare a una soluzione finale, che tuttavia comporterebbe una frizione. Per il sesto capitolo di Concime ho parlato di rinnovamento e resistenze con il professor Matteo Bittanti e Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale di Milano.

Lo scollamento tra la classe politica e il paese getta disillusione nei confronti della possibilità di trovare soluzioni tradizionali attraverso una democrazia rappresentativa. C’è un’evidente inefficienza di fronte a gravi sfide del presente. Le alternative sono da una parte il neoliberismo della Silicon Valley e dall’altra il criptofascismo di una classe politica sempre più estrema.

Dal basso emergono la volontà e il bisogno di un cambiamento, ma i media tradizionali e la politica oppongono resistenza. È un grande dilemma che vede i tentativi di attivismo scontrarsi con il muro dell’inerzia delle istituzioni.

Il valore del tempo

Nell’ultimo anno abbiamo sperimentato un nuovo tempo. Rallentando i ritmi, c’è stata la possibilità di pensare a come impieghiamo le nostre forze. Nelle lunghissime giornate del primo lockdown abbiamo percepito che il tempo ha un valore e che forse è necessario rivedere le priorità per incanalare le energie in maniera costruttiva.

Qualcuno si lamenta del tempo sprecato, attendendo che si ricostituisca l’assetto pre-pandemico. Invece, questo è un momento da sfruttare. Se si è attivi e generativi il tempo non passa, rimane, entra nella dimensione della durata.

Piccole scintille

Inizialmente si è diffusa la convinzione che questa situazione ci avrebbe reso persone migliori. Un’idea che poi ha iniziato a vacillare. Abbiamo assistito a una forte polarizzazione, associata alla radicalizzazione ed estremizzazione delle parti (pro-vax contro no-vax, a favore o contro a un politico, negazionisti e chi crede alla pandemia). Si è creata una frattura profonda e non c’è stato un accompagnamento a livello culturale che guidasse le riflessioni collettive. In televisione e sui social network è mancata un’analisi profonda, mentre la narrazione sensazionalista e manichea si è intensificata.

Con le restrizioni sugli spostamenti fisici, il virtuale è diventato la nuova piazza. Sul web, i contributi di alcuni divulgatori hanno favorito una maggiore presa di coscienza. Queste piccole scintille non sono però in grado di attivare il motore del cambiamento generale, si tratta di considerazioni da maturare collettivamente. Altrimenti si rimane nel personale e nel piccolo gruppo, lontano da quella dimensione di massa che serve per operare modifiche profonde e strutturali.

Concime cap. 6: Al motore del cambiamento non bastano piccole scintille
Matteo Bittanti
Sumaya Abdel Qader

Resistenze dall’alto

L’Italia soffre di una discontinuità che non permette di delineare un percorso che abbia un inizio e una fine. Questo è destabilizzante e si ripercuote su tutto il sistema. La politica manca di efficacia in ambiti fondamentali e la pandemia lo ha drammaticamente confermato. Con un modello incline alla privatizzazione e lontano dal cittadino, il settore sanitario lombardo non è riuscito a elaborare un piano per fronteggiare l’emergenza. Il passaggio alla DaD è stato difficoltoso per le scuole, che da anni subiscono tagli e non sono fornite delle adeguate strumentazioni. Ci sono ambiti in cui bisogna investire di più dal punto di vista delle forze, delle risorse umane e delle risorse economiche.

È anche una questione di veduta ad ampio raggio negata a favore di una cecità che si ripiega sul presente. Si dà la priorità al lavoro, quindi una produzione immediatamente tangibile, mentre non si considera il danno alla collettività dato dalla penalizzazione del settore scolastico.

Il sistema è al collasso sul piano globale e locale. Dal punto di vista ambientale, abbiamo ormai raggiunto una situazione drammatica e non se ne ha percezione, come attesta l’inerzia delle nazioni. Il disgregamento sociale è esemplificato dalla forte polarizzazione delle opinioni. La tecnologia non è neutrale e le logiche algoritmiche favoriscono la formazione di fazioni.

La complessità è fatta da sfumature, è una zona grigia che per essere compresa e mantenuta necessita di dialogo. La mentalità di partigianeria appiattisce le coscienze sullo stesso livello. Per costruire un orizzonte comune è fondamentale riconoscere ed esaltare le differenze, rifiutando di ridurre la ricchezza personale alla ripetizione dell’uguale. I poli oppositivi, come il bianco e il nero, non saranno mai conciliabili. La sfumatura è invece la linea di congiunzione tra una parte e l’altra.

Essere attivi

Occorre ripartire dal basso e darsi da fare, subito, senza attendere delle soluzioni top-down. Bisogna insistere, disturbare, gridare. Possiamo valorizzare quelle scintille affinché insieme mettano in moto il cambiamento. Abbiamo sprecato molte opportunità ma non è tardi, le occasioni si costruiscono.

Per fare ciò è indispensabile porsi delle domande senza accettare passivamente ciò che accade. La passività è anche l’indifferenza di cui parla Liliana Segre, quell’atteggiamento che ha permesso al fascismo e al nazismo di agire. Porta alla deresponsabilizzazione, pensando che tutto sia fuori dalla nostra portata e che “tanto se ne occuperà qualcun altro”. Le scelte per il futuro sono quelle fatte oggi. Sono le decisioni che prendiamo quotidianamente, differenziando i rifiuti o utilizzando un’automobile elettrica.

La forza del singolo nel cambiamento generale non va sottovalutata. Ogni scelta è un atto politico.

Concime torna tra due settimane con un nuovo capitolo

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