Le madri della Costituzione

Il 25 aprile ricorre l’anniversario della liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal governo fascista. Questo giorno è diventato il simbolo della Resistenza e della lotta partigiana. Lotta che ha visto il coinvolgimento in primo piano delle donne, 21 delle quali sono diventate le madri della nostra Costituzione.

Il ruolo delle donne nella Resistenza

Le donne italiane assunsero il ruolo di protagoniste nella Resistenza e nella lotta partigiana. Dalla compassione per le vittime degli eccidi e dal sentimento di solidarietà verso le vittime colpite dalla violenza fascista scattò il loro impegno. Furono tante ad essere coinvolte direttamente nella lotta partigiana, a cui parteciparono svolgendo compiti diversi. Molte vissero il confine, l’esilio, i campi di concentramento e la galera. Nel novembre del 1943 a Milano nacquero i Gruppi di Difesa delle Donne con l’intento non solo di assistere moralmente e materialmente i partigiani, ma anche per dare alle donne il mezzo per elevarsi nella società e portarsi all’altezza dell’uomo, pretendendone gli stessi diritti. Le donne furono agenti di trasformazione politica ed economica nei periodi di mobilitazione bellica, così come in quelli della ricostruzione, in particolare dopo il 1945.

Il diritto di voto

La partecipazione alla Resistenza cambiò la consapevolezza di sé delle donne italiane, che iniziarono a sentirsi cittadine. Espressero la volontà di partecipare alla vita sociale e politica e alla ricostruzione del Paese. Il voto per loro fu una conquista e non una concessione. Il primo provvedimento legislativo che concedette il voto alle donne fu il Decreto Legislativo luogotenenziale del gennaio 1945. Tale decreto concedeva l’elettorato attivo, ma non quello passivo. L’eleggibilità delle donne fu prevista nel Decreto n.74 del marzo 1946.

Le donne smentirono clamorosamente un pregiudizio comune allora a tutti i partiti, cioè la convinzione che il voto alle donne avrebbe esteso l’astensionismo. Secondo tale pregiudizio, le donne, che mai avevano votato, non avrebbero compreso l’importanza del voto e avrebbero disertato le urne. Fu determinante la mobilitazione di tutte le associazioni femminili per coinvolgere, informare e convincere le donne ad andare a votare. Emerse un fenomeno di passaparola incessante, che raggiunse le donne italiane nelle loro case e nei loro luoghi di lavoro. Le donne votarono per la prima volta alle elezioni amministrative del 1946. Furono elette nei consigli comunali e alcune divennero anche assessore e sindache.

Presentazione della Costituzione Italiana al Presidente Enrico De Nicola, 22 dicembre 1947

Le madri Costituenti

Il 2 giugno 1946 le donne votarono in massa al Referendum istituzionale tra Monarchia e Repubblica e per le elezioni all’Assemblea costituente. All’Assemblea Costituente si elessero 21 donne su 75 membri. Queste donne erano Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Nadia Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Maria Jervolino De Unterrichter, Teresa Mattei, Angela Merlin, Angiola Minella, Rita Montagnana, Marina Nicotra, Teresa Noce, Ottavia Penni Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi. Diverse per generazione, estrazione sociale, formazione, professione, ideologia, le 21 Costituenti collaborarono attivamente per rendere più democratica la costituzione della nuova Italia e per cambiare le condizioni delle donne.

Grazie alle Costituenti, grazie alla freschezza e concretezza del loro pensiero, alla loro ferma determinazione nel voler rappresentare la domanda di cambiamento delle donne, abbiamo la formulazione avanzata di articoli cruciali della nostra Costituzione. L’articolo 3 costituisce ancora oggi la base giuridica per le pari opportunità. Grazie alle parlamentari democristiane si tolse dal riferimento al matrimonio, negli articoli 29, 30 e 31, l’aggettivo “indissolubile”, che consentì venticinque anni dopo l’approvazione della legge sul divorzio. Le Costituenti si impegnarono su altri temi come la scuola e l’istruzione, il rapporto tra scuola pubblica e religiosa, la diffusione della cultura e l’abbattimento di stereotipi offensivi. In virtù di ciò che ci hanno lasciato, le madri della Costituzione devono essere riconosciute come le madri autorevoli della Repubblica.

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