Ifigenia in Tauride, il disagio contemporaneo in scena a Siracusa con Jacopo Gassman

Ancora una volta la fondazione INDA propone al teatro greco di Siracusa una stagione teatrale di altissima qualità e di forte impatto scenico, che ha animato 45 serate con emozioni e riflessioni senza tempo da sempre intrinseche del teatro di Siracusa e del DNA stesso di questa terra. Ifigenia in Tauride è il debutto nel suggestivo teatro greco di Jacopo Gassman.

Vecchi luoghi e nuove emozioni del teatro greco

Jacopo Gassman, al suo esordio a Siracusa, più volte palcoscenico del padre Vittorio Gassman, propone attraverso la tragedia classica i drammi contemporanei ed i fantasmi del nostro tempo. Questi risiedono nei dilemmi di Ifigenia, salvata dalla morte sacrificale e contemporaneamente condannata al sangue degli innocenti ed alla sua stessa straziante sofferenza.

Lo spettacolo, parte di una stagione simbolo di rinascita e riscatto post-pandemico, collega indissolubilmente i fili del passato e del presente. Il dramma mostra agli spettatori contemporanei quanto, attraverso gli anni, l’arte e la cultura abbiano sempre curato e ricucito le ferite dell’animo umano, in un luogo, il teatro greco, che si rende buco nero atemporale di drammi, catarsi e bellezza.

“Artemide mi rubò di nascosto e lasciò al mio posto, tra gli Achei, una cerva. Poi mi fece viaggiare, attraverso il cielo luminoso, e mi porto’ qui nella terra dei Tauri, la mia nuova casa”

Euripide scrisse il dramma di Ifigenia (una tra le sue tragedie meno rappresentate) in un momento di forte crisi sociale e religiosa, rendendo il testo una sorta di thriller psicologico moderno, intriso di contraddizioni, inquietudini e apparizioni oniriche.

Tra presente e passato, malinconia e rabbia, vita e morte, Ifigenia ed il fratello Oreste sono vittime innocenti di una dinastia insanguinata e allo stesso tempo del loro personale dramma individuale che, attraverso citazioni scenografiche e musicali, arrivano a noi, spettatori moderni, vittime dello stesso destino.

L’ambiguità di uno spettacolo psicologico ed introspettivo

La scenografia candida e scarna di Gregorio Zurla ed il disegno luci naturale e sognante di Gianni Staropoli rappresentano una sorta di cervello vivo, che è in maniera altalenante porto e prigione, finzione e realtà, mischiando elementi esplicitamente archeologici ad apparecchi teatrali moderni come microfoni, bauli e torce elettriche.

Quello che il regista racconta è infatti il luogo della mente, colmato di violenza espressa da movimenti paradossalmente immobili e personaggi dai costumi futuristici. Anche per questo per tutta la durata della rappresentazione non scorre una goccia di sangue, perché la violenza è introspettiva e concettuale.

Anna Della Rosa, recentemente al Franco Parenti con Il malato immaginario di Molière, conduce magistralmente una tragedia così strana, che per trame e giochi retorici del suo autore, riprende in maniera straziante ed assurda la commedia di età più tarda.

La protagonista, come il suo coro di sacerdotesse ed il fratello Oreste, interpretato da Ivan Alovisio, rappresentano eroi postumi, conducono in un dramma ciclico, che inizia dopo la simbolica morte di Ifigenia, e giunge in conclusione ad un finale per l’ennesima volta ambiguo: una sala cinematografica, riflesso della cavea del pubblico, simbolo di moderno spettacolo e antichissimo rito.

Immagine da indafondazione.org/ Ifigenia in Tauride di Euripide 2022

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