La storia di Amal, giovane sudanese condannata

26 giugno 2022, Sudan. Una ragazza di vent’anni, dopo essere stata accusata di adulterio, è stata condannata alla lapidazione in seguito a un processo irregolare.

Il caso di Amal

Amal è il nome di fantasia dato alla ragazza, usato per proteggere la sua identità. Dopo essersi separata dal marito, Amal era tornata a vivere dai suoi genitori. Successivamente, il tribunale di Kosti, nella provincia sudanese Nilo Bianco, la accusa di adulterio. Durante il processo, che sentenziava la sua condanna a morte, sono state segnalate diverse irregolarità, tali da violarne i diritti legali.

Alla giovane era stata negata la presenza di un avvocato difensore, era stata utilizzata contro di lei una confessione ottenuta illegalmente dalla polizia e non erano stati ascoltati i testimoni. In questi giorni, l’Alta Corte ha respinto il ricorso degli avvocati e quindi, in caso di mancato ripensamento, la condanna alla lapidazione diventerà definitiva.

La lapidazione come pena contro le donne

La lapidazione è una pena capitale antichissima, nella quale il condannato viene ucciso attraverso il lancio di pietre. In passato, era utilizzata per punire prostitute, adulteri, assassini e, in alcuni paesi musulmani, gli apostati e gli omosessuali.

La lapidazione per i casi di adulterio non è ammessa dal Corano, ma viene individuata nella Sharia, la Legge islamica. Questa pratica, in molti casi, viene esercitata da parte di corti islamiche non ufficiali, parallele a quelle statali, e le sentenze emesse, nella maggior parte dei casi, sono contro donne.

In Pakistan, i casi di lapidazione sono spesso associati ai delitti d’onore. Tra le vittime, si ricordano una bambina di dodici anni e una donna incinta di venticinque anni, entrambe accusate di adulterio. La cronaca nigeriana riporta casi di donne accusate di aver avuto figli fuori del matrimonio e condannate a morte. Per quanto riguarda l’Afghanistan, l’ultimo caso di lapidazione risale all’inizio del 2022, dove una coppia è stata condannata a morte in seguito all’accusa di adulterio.

La speranza

Migliaia di voci indignate si sono sollevate da tutto il mondo. L’Organizzazione non governativa internazionale Avaaz ha lanciato due campagne con l’obiettivo di salvare la vita ad Amal. Si chiede di impedire questa esecuzione, garantire un processo equo, liberare immediatamente Amal dal carcere e mettere fine alle discriminazioni nei confronti delle donne.

In passato, queste campagne hanno permesso di salvare la nigeriana Safiya Husseini, il cui caso, risalente al 2001, ha suscitato clamore in Occidente. L’iraniana Sakina Ashtiani è stata salvata dall’impiccagione, nel 2006, grazie all’impegno dell’opinione pubblica mondiale.

Questi casi fortunati restano tuttavia una minoranza rispetto alle molteplici condanne emesse nel corso degli anni, che hanno portato alla morte centinaia di donne, vittime del fondamentalismo e dell’estremismo. La loro voce chiede ancora giustizia.

Fonte: https://www.usip.org/publications/2022/10/42-months-how-does-sudans-democracy-movement-endure

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