Il pianista Sud Coreano Jea Hong Park ci sorprende con la sua presenza scenica al Teatro dal Verme di Milano con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, sul podio Marco Angius.
Chi è Jae Hong Park
Jae Hong Park nasce a Suwon, in Corea del Sud, nel 1999. Alla tenera età di 7 anni si cimenta con il pianoforte e si esibisce di fronte al pubblico per la prima volta all’età di 9 anni. Ha debuttato a livello internazionale a 15 anni e da allora gira il mondo portando ovunque un po’ del suo talento. Ad oggi studia con il Prof. Daejin Kim all’Università delle Arti in Seoul, Corea del Sud.
Nel 2022 pubblica il suo primo CD-Recording con Universal Music. L’album si compone di brani classici come la Sonata Hammerklavier di Ludwig van Beethoven e le 10 Variationen über ein Präludium von Chopin di Ferruccio Busoni.
Sono innumerevoli i premi che l’artista ha l’onore di sfoggiare, a partire dal Gina Bachauer Youth International Piano Competition e del Cleveland Youth International Piano Competition. È anche il vincitore del Premio Arthur Rubinstein International Piano Masters Competition, del Concorso Internazionale di Ettlingen, dell’Hilton Head International Piano Competition e di molti altri.
“Variazioni di Luce” a Milano
Dal 23 al 25 Febbraio Jae Hong Park si è esibito insieme all’Orchestra I Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme di Milano, sul podio Marco Angius, rinominato direttore d’orchestra conosciuto per il suo approccio contemporaneo, che ha diretto in apertura di concerto Variazioni di luce della nuova commissione dei Pomeriggi Musicali di Sonia Bo, in prima esecuzione assoluta, la Kammersymphonie n. 2 op. 38 di Arnold Schönberg.
(Variazioni di luce) allude alla collocazione di un oggetto musicale più o meno a fuoco illuminato a giorno o in penombra, in una “luce” che dipende dal variare dei parametri: orchestrazione, dinamiche, contesto armonico(…)
Raffaele Mellace, critico musicale
Jae Park e la sua magica presenza scenica, lasciano sempre vivide emozioni in coloro che lo ascoltano. Nei corridoi per l’uscita gli ospiti sussurrano: “Magico, non sembrava neanche un pianoforte”.
Il suo approccio alla musica è fluido ed espressivo. La padronanza tecnica e l’intima confidenza nello strumento, donano una continuità musicale che cattura dal primo tocco sulla tastiera, fino al dissolversi dell’ultima nota. I tempi scelti, i colori del suono, l’andamento agogico, i rubati e le sospensioni paiono giocare in un alternarsi ideale di suoni e melodie. Si direbbe audace l’approccio del pianista, che non sembra fare musica, ma vero e proprio spettacolo.