Informazione in guerra, come funziona?

In guerra, oltre a missili e bombe, una delle armi più potente è l’informazione. Per questo, districarsi tra propaganda e fake news è fondamentale.

L’informazione come arma potente

L’informazione è spesso accompagnata dalla propaganda, in modo più o meno evidente. Ma è soprattutto in guerra che questa diventa importante.

Ogni Stato, per portare avanti un conflitto, deve riuscire a convincere il popolo a combattere per una giusta causa contro un nemico comune. Ciò avviene sia dalla parte di quelli che consideriamo buoni, sia da quella dei cattivi.
Possiamo osservarne gli effetti anche nella guerra tra Russia e Ucraina.

Da una parte c’è Putin, che sostiene che l’invasione dell’Ucraina sia in realtà una missione di pace per “denazificare” il Paese. Per sostenere questa narrazione, Putin ha imposto 15 anni di carcere ai giornalisti che diffondano notizie diverse da quelle ufficiali. I canali social sono bloccati, ed è sempre più difficile leggere notizie da fonti estere.

Dall’altro lato, invece, Europa e Stati Uniti denunciano con forza la guerra di Putin, e definiscono il Presidente russo un “criminale di guerra“. Si parla del lui come una persona pazza e malata, e sono in molti a sostenere che Putin debba essere cacciato o, addirittura, ucciso.

Nel frattempo, i giornalisti che criticano il ruolo della NATO, vengono accusati di essere filo-putiniani e inseriti in “liste di proscrizione“. Facebook permette di lodare il discusso battaglione neonazista Azov, ma anche di insultare i militari russi. Tutto ciò accade mentre le fonti d’informazione russe sono sempre più difficili da raggiungere.

Fake news: il caso dell’ospedale di Mariupol

Indicativo è il caso dell’ospedale pediatrico di Mariupol. Lo scorso 10 marzo, la notizia di un ospedale pediatrico bombardato nella città ucraina di Mariupol ha fatto il giro del mondo.

I russi hanno giustificato l’attacco, dichiarando che l’ospedale fosse, in realtà, utilizzato come base militare. A sostegno di questa tesi, i media hanno diffuso immagini dell’edificio distrutto con dei soldati nemici sul posto.

Il Presidente ucraino Zelensky, al contrario, ha parlato di genocidio sostenendo che che l’ospedale fosse occupato da mamme e bambini. Anche loro hanno diffuso video dell’edificio distrutto, ma senza soldati intorno.

A sostegno della tesi ucraina, i media hanno condiviso la foto di Marianna Podgurskaya, una giovane donna incinta e ferita, mentre esce dell’ospedale ridotto in macerie.

https://www.iodonna.it/attualita/storie-e-reportage/2022/03/11/marianna-podgurskaya-fografata-incinta-allospedale-di-mariupol-bombardato-e-diventata-mamma/

I media russi hanno, quindi, accusato gli ucraini di aver pagato la donna, che nella vita è un influencer, per creare una messinscena e far apparire l’attacco più grave. Secondo la loro opinione, la donna non sarebbe stata veramente incinta e le ferite sarebbero create con del make up. In ogni caso, Marianna ha partorito il giorno dopo.

Ad oggi, non è chiaro se l’ospedale pediatrico di Mariupol ospitasse mamme e bambini, o se venisse utilizzato come base militare. Certo è, che l’informazione in guerra è sempre difficile da verificare.

Informazione in guerra: districarsi tra propaganda e fake news

La prima vittima di una guerra è la verità“, diceva il filosofo greco Eschilo.
Nonostante sia molto difficile capire dove stia la verità, ci sono alcune cose che possiamo fare per evitare di rimanere vittima delle fake news.

  • Considerare solo fonti affidabili, evitando i social media
    I social media permettono a chiunque di dare voce alla propria opinione. Non sempre, però, le opinioni sono basate su fatti verificati e verificabili.
  • Consultare più fonti, anche di giornali esteri
    L’ideale sarebbe consultare fonti di una parte e dell’altra, ma non sempre è possibile. Consultare informazioni di altri Stati, comunque, può dare diversi punti di vista sulla stessa questione.
  • Prima di condividere immagini o video, verificarne la provenienza con una ricerca di immagini
    Google Immagini, ad esempio, offre la possibilità di fare ricerche partendo dalle foto. In questo modo, si può verificare che l’immagine sia originale e non riciclata.
  • Fare attenzione ai titoli scandalistici o troppo emotivi
    Titoli che cercano di far leva sulle emozioni e sui sentimenti dei lettori, spesso, sono ingannevoli.
  • Non condividere notizie sui social media se non si è sicuri della loro esattezza
    Le fake news riescono a fare il giro del mondo proprio perché gli utenti le condividono. Perciò, se non si è sicuri di una notizia, è meglio non condividerla. Si evitano così panico, ansia e disinformazione.

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