Uzumaki: il capolavoro terrificante di Junji Ito

Questo è Kurouzu, il paese in cui sono nata e cresciuta. Quelli che sto per raccontarvi sono i numerosi eventi bizzarri avvenuti in questo luogo.

Così si apre Uzumaki, capolavoro indiscusso dell’horror scritto da Junji Ito nel 1998.

Uzumaki: un capolavoro terrificante

Uzumaki, la maledizione delle spirali

Le vicende iniziano a Kurouzu, ossia il paese dove la protagonista, Kirie Goshima, è nata e cresciuta. All’improvviso, però, iniziano a verificarsi strani fenomeni con un motivo ricorrente: le spirali. Con il progredire della storia, Kirie e Shuichi, il suo fidanzato, saranno testimoni di come la maledizione della spirale porterà alla deriva la loro città e gli cittadini.

Morti inspiegabili, trasformazioni aberranti e deliri di ogni tipo. Uzumaki porta il lettore in una storia cruda e sconvolgente. Lo accompagna verso una spirale fatta di mostruosità e aberrazioni, di forme distorte e situazioni oltremodo rivoltanti. Kirie è il più delle volte impotente un testimone, come il lettore, condannato ad assistere senza poter impedire che gli eventi accadano.

Uzumaki è il capolavoro di Ito, un racconto profondo e coinvolgente: ci parla della vita quotidiana, della prigionia delle abitudini, delle ossessioni assurde che si trasformano in inquietudine. Un’avventura legata alla perdita della ragione e dell’umanità delle persone.

Uzumaki: un capolavoro terrificante

Il senso dell’opera

Il manga è un’opera aperta, ci sono state varie interpretazioni principalmente legate al senso ciclico del cosmo. Ci si riferisce alla monotonia della routine in cui gli eventi sono destinati a ripetersi come in una spirale che non ha mai fine. Anche se accadono stravaganti fenomeni, i protagonisti riprendono la propria vita come se niente fosse, rassegnandosi alla triste realtà fino a quando sarà troppo tardi per cambiare.

Un’altra interpretazione è data da Yu Sato, scrittore e ex diplomatico giapponese, che vede il simbolo della spirale come metafora del capitalismo. Scrive, nella postfazione dell’opera, come le vittime della maledizione siano personaggi negativi. Si tratta di persone narcisiste, divorate dal desiderio incontrollato, che vedono gli altri solo come oggetti diventando dei veri e propri mostri.

Yu Sato afferma, però, che esiste un modo per liberarsi dalla rovina delle spirali (capitale) e lo dimostrano i protagonisti. Kirie e Shuichi condividevano un principio immune alla forza della maledizione: l’amore. I ragazzi sono più preoccupati per l’altro che se stessi, anche a rischio di sacrificarsi. Per quanto il finale possa mostrarsi decadente e drammatico, è grazie alla loro attitudine che riusciranno a “salvarsi” permettendo alla nostra protagonista di raccontare, a noi lettori, la storia di Uzumaki.

In conclusione

Uzumaki è un horror raggelante, una riflessione sull’umanità e una vera e propria opera d’arte. Concludo invitando tutti a leggerlo, appassionati e non del genere horror.

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