L’Afghanistan e i diritti negati

A partire dall’agosto del 2021, quando i talebani sono saliti al potere, i diritti delle donne in Afghanistan sono stati progressivamente attaccati. Dopo essere state private dell’istruzione e della partecipazione alla sfera pubblica, ora viene negato loro anche l’uso di contraccettivi.

La situazione in Afghanistan

Dal 15 agosto 2021 l’Afghanistan non esiste più: ora si chiama Emirato Islamico dell’Afghanistan. Il presidente de facto è il mullah Abdul Ghani Baradar. La nuova offensiva talebana ha conquistato in poche settimane le principali città afgane e infine Kabul, la capitale. L’esercito regolare si è disfatto e la popolazione civile è scappata in massa verso l’Occidente. I talebani hanno riconquistato il potere, perso nel 2001, dopo la ritirata di USA e NATO. Secondo l’Indice di sviluppo umano, l’Afghanistan è tra i paesi meno sviluppati al mondo, con un tasso di alfabetizzazione del 28% e l’aspettativa di vita media di 45 anni per entrambi i sessi.

La violazione dei diritti umani

Ad oggi l’Afghanistan rimane una nazione molto pericolosa per le donne. Abusi fisici, psicologici e verbali sulle donne sono normalizzati a livello culturale e per questo giustificati. Procedure abusive come i test di verginità sono di routine nei procedimenti penali, pur non avendo alcuna validità scientifica. Il ritorno al potere dei talebani ha aggravato ulteriormente la situazione, imponendo divieti che calpestano non soltanto i diritti umani ma gli stessi precetti della Shari’a. Gli imam devono fornire i nominativi delle donne nubili da “offrire” ai loro combattenti, proteste e slogan anti-regime sono banditi e perfino l’istruzione diventa un bersaglio. Entra infatti in vigore il divieto di accesso agli studi secondari per le ragazze, seguito da quello all’Università.

Si elimina il Ministero per gli affari femminili e si istituisce il Ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, volto a controllare il comportamento dei cittadini. Questo include il codice d’abbigliamento femminile e l’impossibilità per le donne di uscire dalla propria abitazione se non accompagnate da un parente di sesso maschile. I mesi successivi hanno visto la restaurazione di un regime di segregazione domestica di genere, con l’impedimento per le donne di andare a lavoro e di praticare sport. Alle flagellazioni ed esecuzioni pubbliche si aggiunge l’allontanamento di operatori delle ONG, arrecando gravi danni ai beneficiari delle zone rurali, che non possono più usufruire della loro principale assistenza sanitaria.

Il divieto di commercio dei contraccettivi

Il controllo dei talebani sulle donne si espande ora anche al corpo femminile. Nell’ultimo mese i talebani hanno infatti vietato la vendita di contraccettivi in due delle principali città dell’Afghanistan, Kabul e Mazar-i Sharif. Il loro uso sarebbe una cospirazione occidentale per controllare la popolazione musulmana. I talebani minacciano le ostetriche e ordinano alle farmacie di sgombrare gli scaffali da tutti i farmaci e i dispositivi anticoncezionali. Limitare i contraccettivi è un duro colpo in un Paese con un sistema sanitario tanto fragile, dove una donna su quattordici muore per cause legate alla gravidanza. L’accesso alla contraccezione e il diritto alla pianificazione familiare non è solo una questione di diritti umani: è anche fondamentale per l’emancipazione delle donne e per far uscire un Paese dalla povertà.

Per approfondire:

The Guardian : Taliban bans contraception calling use a ‘western conspiracy’ 

Corriere della Sera: Afghanistan anno zero, i talebani alle donne hanno tolto tutto

Il Post: I talebani hanno vietato alle donne di accedere all’università

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