Guitar Hero: i più grandi chitarristi del Rock

Guitar Heroes, chi sono? Quali sono le loro storie e come facciamo a riconoscerli nello sterminato universo del Rock?

Ascoltandoli ovviamente! I loro riff e i loro accordi, infatti, hanno fatto la storia e hanno reso le band che noi tutti amiamo, come Queen o Led Zeppelin, immortali. Noi di Gonna Rock IULM Out abbiamo scelto il sound e le storie di tre di loro, per celebrare quelle sei corde che distinguono la loro e la nostra musica.

Per curiosità e racconti sui Guitar Hero, ascolta la puntata di Gonna Rock IULM Out!

Clapton is God, la storia di Slow hand

1966. La vernice è asciutta su quel muro di Londra. Un cane a passeggio pensa bene di farci la pipì sopra. Ma, nemmeno questo, l’oltraggio supremo, conta. Perché Clapton non è solo un Guitar Hero, Clapton è Dio, almeno secondo i suoi fan.

Il suo stile musicale è inconfondibile e gli vale il soprannome di Slow Hand, mano lenta. La sua prima chitarra gli venne regalata a tredici anni dai nonni. Era uno strumento acustico con cui il giovane Eric si divertiva a imitare i grandi bluesman.

Dagli Yarbirds ai Cream, sino alla carriera solista, l’inizio del suo successo era proprio lì. Tutte le Sunshine of your Love e le Layla partono da quelle corde, dalle note di quella chitarra che l’hanno reso un Guitar Hero.

Jimi Hendrix, da vodoo child a guitar hero maledetto

L’immagine più bella e forse più iconica che abbiamo di lui è quella sul palco di Woodstock, nel 1968. Gli occhi socchiusi, la bandana rossa sulla chioma nera e quella chitarra bianca, imbracciata al contrario. Jimi Hendrix infatti era un Guitar Hero mancino.

La folla lo ascolta entusiasta, impietrita, probabilmente anche un po’ fatta a causa delle droghe. Ma poco importa. Sta avvenendo la consacrazione. E allo stesso tempo il sacrilegio. Il re del Rock psichedelico suona l’inno americano sulla punta delle sue sei corde. La tradizione rivisitata da una generazione che ama così tanto la sua patria, gli Stati Uniti della Guerra in Vietnam, da disprezzarla per le sue atrocità.

Solo qualche mese prima a Monterrey, vicino a San Francisco, in un altro Festival importantissimo per la musica e la cultura giovanile dell’epoca, Jimi era stato protagonista di un altro rito simile. Una protesta incendiaria di cui avrebbe fatto le spese proprio la sua chitarra.

Carlos Santana e il suo Rock Espinado

Dai suoi idoli non rubò soltanto l’immagine ribelle, un po’ maledetta. Ma anche tutti i segreti di quelle sei corde che resero il Rock latino inconfondibile. Forse, l’arte di Carlos Santana, è proprio quella di unire l’universo musicale angloamericano a i suoi vivaci, e al contempo malinconici, della terra dei Sombreri.

Carlos è, infatti, messicano. Il suo esordio è esplosivo a Woodstock, sullo stesso palco di quell’idolo che addirittura anni più tardi dichiarerà di vedere in sogno. Gli anni seguenti vedono qualche alto e basso commerciale, ma il suo stile musicale continua ad evolversi.

L’apoteosi spirituale e musicale è proprio Supernatural, l’album del 1999 che oltre a omaggiare i suoi maestri lo consacra allo stesso Olimpo dove vengono venerati.

Carlos, il re del Rock Latino

Tre rivali al crocicchio

Rivalità, ammirazione e amicizie. Storie di dannazione, redenzione e protesta. La chitarra ha trasportato Eric Clepton, Jimi Hendrix e Carlos Santana attraverso tutto questo e anche di più. Noi iniseme a loro.

É Curioso pensare alla storia del primo Guitar Hero, il Bluesman Robert Johnson che, si dice, comprò dal Diavolo a un crocicchio della città di Menphis, l’abilità delle sue corde. In cambio il maligno chiedeva qualcosa, per cui forse anche i nostri beniamini pagano pegno al pubblico: la sua anima.

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