Il Grande Spirito: il nuovo film di Sergio Rubini

Cowboy e indiano, rapinatore e minorato, barboncino e cervo. Questi sono solo alcuni dei nomi con cui si fanno chiamare, o vengono chiamati, i due protagonisti del tredicesimo film da regista di Sergio Rubini, in questo caso anche protagonista.

Tonino e Renato

Sergio Rubino interpreta Tonino, un rapinatore di mezza età che all’inizio del film vediamo fare da palo ad una rapina organizzata. I suoi affiliati lo chiamano Barboncino. Il piano però non andrà come previsto e lui deciderà di scappare col bottino. Segue l’inseguimento da parte dei suoi compagni, in una scena, tra le strade di Taranto, che ricorda i film alla 007, anche se con un montaggio più contenuto e colonna sonora più leggera.

Rifugiatosi in un ripostiglio su un tetto, verrà salvato da Renato. Anche lui uomo di mezza età, ma che si crede un indiano Sioux: si fa chiamare Cervo nero. Aiuterà Tonino credendolo un uomo del destino mandatogli dal Grande Spirito, divinità che lui evoca spesso.

Il rapporto che si creerà tra i due sarà di aiuto reciproco: Tonino che si farà aiutare a curare una ferita e Renato che avrà finalmente un amico, qualcuno con cui parlare nell’isolamento dei tetti in cui vive.

I due protagonisti in una scena del film

Intorno a questi due personaggi estremamente grotteschi ruota l’intero film. Un Sergio Rubini, come accennato, molto western, con fisico asciutto e capelli lunghi. Un Rocco Papaleo in tuta con una fascetta rossa intorno alla testa, che si muove tra i palazzi con l’abilità di una scimmia. Lui che cerca ciò di cui Tonino ha bisogno per rimanere al sicuro sul tetto senza essere scoperto da chi lo vuole morto.

Teresa, l’Ilva, mix di generi

Nel palazzo, Tonino incontrerà anche Teresa, interpretata da Ivana Lotito (presente anche in Gomorra, richiamato nel film con l’utilizzo di un dialetto molto stretto e conseguenti sottotitoli). Teresa è una donna afflitta dal marito, che aiuta Renato portandogli qualcosa da mangiare ogni tanto e che sogna di lasciare la città con i suoi figli, per un futuro migliore e lontano da lì.

Lì dove, sullo sfondo, c’è l’Ilva, società che negli anni ha messo a repentaglio la salute dei cittadini di Taranto, come fece, ricorda Sergio Rubini, la Western Pacific negli Stati Uniti. Anche qui il richiamo al Nord America, visto come meta da sogno da Renato, richiamato attraverso un chiaro riferimento al western, soprattutto nel finale, e prossima meta di uno dei protagonisti nell’ultima scena del film.

Un film che mischia tantissimi generi: dall’action alla commedia, dal dramma al western, dal parkour all’heist movie e che verso la fine vedrà anche la spiegazione del perchè Tonino viene soprannominato Barboncino. E un film che, per ispirazione simbolica, ricorda molto i lavori di Terry Gilliam, su tutti La leggenda del re pescatore. Laddove i Jeff Bridges e Robin Williams di allora sono i Sergio Rubini e Rocco Papaleo di oggi.

Nella storia di amicizia e solidarietà tra i due, si vedrà l’eterno fuggitivo redimersi, e il minorato diventare eroe, con tanto di tomahawk, arco e frecce.

Adesso al cinema.

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