Au Bal De La Chance: l’odissea di Edith Piaf

Au Bal De La Chance è un’autobiografia indubitalmente ricca. Ricca di leggende, leggende metropolitane sulla già di per sé rocambolesca vita di questa cantante. Ricco di amore, amore per amici, parenti e artisti che le sono stati accanto. Ricco di Storia, quella che hanno visto gli occhi di un mito come Edith Piaf.

La naissance d’une légende

Chi si sarebbe mai immaginato che una donnina così minuta e gracile potesse racchiudere dentro di sé una tale immensità vocale?
Louis Leplée, ecco chi.

Dopo un’infanzia a dir poco travagliata, passata tra un bordello e le strade di Parigi per assistere l’esibizione circense del padre, Edith Piaf viene scovata da Louis Leplée. Durante un inverno poco clemente, il direttore del cabaret Gerny’s la trova a esibirsi per strada, con su quel maglioncino sgualcito e quella gonnellina nera che diventeranno celebri e iconici dopo la sua prima esibizione dal vivo.

Incredula della proposta offertale da Leplée ma incapace di rifiutarla [vista la condizione di miseria estrema della quale era vittima], Edith Piaf segnerà l’inizio della sua iridescente e fruttuosa carriera presentandosi quel fatidico lunedì pomeriggio all’incontro con Louis Leplée.

Don Juan au féminin

“Papa” Leplée non sarà che il primo degli “uomini della sua vita”, coloro che la accompagneranno, chi in amore e chi in amicizia, durante la sua ammirevole, seppur di certo non lineare, ascesa, iniziata appunto al Gerny’s. Questo luogo diventerà la casa di Edith, prima sfollata, il suo punto di [ri-]partenza dopo una giovinezza all’insegna della sopravvivenza in seguito alla morte della figlia Marcelle.

Tanti, come abbiamo detto, sono gli uomini che si guadagnano un ruolo rilevante nella vita di Edith. A partire dal padre, Louis Gassion, artista circense con il quale la cantante vivrà per otto anni durante l’infanzia, conducendo una vita molto bohemien sino a Charles Aznavour, la più rilevante giovane promessa del panorama francese.

Ah, l’amour!

Il fatto che l’amore fosse la sua debolezza risulta chiaro sin dalla gioventù, quando, suonando tra una caserma e l’altra per ottenere un pasto caldo, si crea la fama della “femme du soldat“, tema poi ricorrrente nei suoi pezzi, quale ad esempio “Mon Légionnaire“, scritto da Raymond Asso sulla musica di Marguerite Monnot.

J’sais pas son nom, je n’sais rien d’lui [non so il suo nome, non so nulla di lui]
Il m’a aimée toute la nuit, [mi ha amato tutta la notte]
Mon légionnaire! [il mio legionario!]

Et me laissant à mon destin, [e lasciandomi al mio destino]
Il est parti dans le matin [è partito nel mattino]
Plein de lumière! [pieno di luce!]

Di questo libro colpisce indubbiamente la trama, se così vogliamo chiamarla, la numerosa serie di peripezie concentrata nella vita di questa eccezionale artista ma, ancor di più, colpiscono il garbo, la gentilezza e la cura con i quali si prende la briga di descrivere coloro che l’hanno aiutata ad ascendere al successo e che l’hanno, potremmo banalmente dire, trattata con riguardo.

Edith Piaf scrive, nel suo maggior successo:
Quand tu me prends dans tes bras
Je voie la vie en rose

E nel leggere questo libro, questo è quello che ho percepito, ci si sente davvero avvolti e accolti tra le braccia di una donnetta piccolina con un cuore immenso.

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