Kyoto Animation: tra sogno e realtà

Cari amici, suppongo che molti di voi abbiano saputo del tragico attentato avvenuto lo scorso 18 luglio ai danni dello studio di animazione Kyoto Animation (KyoAni).

Vorrei condividere con voi l’idea che mi sono fatta del loro stile. Con qualche esempio, spero di potervi trasmettere ciò che in tutti questi anni la KyoAni mi ha fatto provare attraverso gli anime che ho avuto la fortuna di scoprire e apprezzare.

Tra finzione e realtà: “La forma della voce”

Probabilmente nessuno studio avrebbe potuto meglio trasporre la storia di questo manga. Un racconto che narra ciò che può capitare a tutti o che probabilmente abbiamo visto accadere davanti ai nostri occhi. Forse senza neanche muovere un dito.

La forma della voce ci mostra il bullismo, nudo e crudo. Reale. Così com’è. Grazie ad un connubio perfetto (tutto tipico della KyoAni) di musica, colori, sceneggiatura e disegni, questa storia appare realistica. Come se la stessimo vivendo noi stessi.

Stiamo guardando realtà o finzione? Forse entrambe. Forse siamo entrati in una dimensione che ancora non comprendiamo bene. Perché fino in fondo non riusciamo a comprendere i sentimenti e le emozioni dei singoli personaggi. E non solo a causa di alcune scene tagliate rispetto al manga, perché, al contrario, è stato fatto un ottimo lavoro di selezione.

Probabilmente però è perché per la prima volta guardiamo da un punto di vista diverso e non sappiamo identificarci in esso. La musica completa quel senso di inadeguatezza che i due protagonisti vivono così intensamente, di cui però nel finale si liberano entrambi.

Tutta questa forza, tutto questo coraggio, tutta l’energia che ti da la spinta: “Voglio che mi aiuti a vivere“. La condivisione come salvezza. Questo è uno dei temi saldi che ritroviamo (posso dirlo con certezza) in tutte le opere dello studio. Quel modo di dirci “ehi, continua e sii più forte che mai!”, quel marchio che ormai la KyoAni ha assunto da danni e che ci permette di riconoscerla. Sempre.

La comprensione dei sentimenti: Violet Evergarden

Come ogni altro studio di animazione, anche la KyoAni durante tutti questi anni di lavoro, ha creato un suo stile. Non solo nei disegni, ma anche nelle storie che ci racconta. In Violet EverGarden (serie in collaborazione con Netflix), ci trasporta in un futuro-passato. “Voglio capire che cosa vuol dire: Ti amo“. La protagonista ha il compito di scrivere lettere per gli altri.

Scrivere qualcosa che qualcun altro vuole dire, spiegarlo nel miglior modo possibile però con parole che non sono le sue. Voi ci riuscireste? Violet è stata cresciuta per combattere. Non comprende affatto i sentimenti umani. E vuole imparare a farlo. Imparare, comprendere, conoscere, scoprire. Chiunque può farlo. L’anime ci comunica esattamente questo.

Ogni storia raccontata nei diversi episodi, per quanto possa essere diversa dalla precedente o dalla successiva, ha quell’intento. L’intento di caricarci, di non farci mollare, di aiutarci a trovare ogni volta una visione diversa che mai avremmo immaginato potesse esistere, o semplicemente che potesse appartenerci. Attraverso le parole. Attraverso la scrittura.

Cosa c’è di più complesso? Difficile, ma bello. Violet man mano inizierà a comprendere, o meglio, a provare qualcosa proprio grazie a questa forza. A quel sentimento tutto tipico della Kyoto Animation.

Imparare a crescere: Chuunibyou demo koi ga shitai

Mente libera, spensierata, senza alcuna responsabilità. Giocare, divertirsi senza pensare al futuro. Immergersi in un mondo fittizio per fuggire dalla realtà. Crearsi una dimensione in cui, tutto ciò che ti fa provare dolore, semplicemente svanisce.

Tutto questo è ciò che Rikka, la protagonista dell’anime, inizia a fare dopo la morte del padre. Per scappare a gambe levate dal difficile lutto, la liceale si comporta come una bambina, portando una benda sull’occhio destro e fingendo di essere la portatrice del “Occhio Demoniaco“.

Colui che le ha permesso di trovare un rifugio lontano dalla triste realtà (Yuuta) , sarà lo stesso che la farà risalire dagli inferi dell’oscurità, verso il mondo reale. Intanto, scopriamo che anche Yuuta alle scuole medie era affetto dalla stessa sindrome detta “sindrome della seconda media”, impersonando il potentissimo Dark Flame Master.

Dietro la commedia esilarante che attraversa tutti i luoghi comuni della classica serie scolastica giapponese però, si nasconde qualcosa in più. Parliamo pur sempre di un anime della Kyoto Animation, giusto?

Rikka non si riconosce più. Ormai da anni vive nel suo mondo magico dove si trova in pace con se stessa e con gli altri, recitando il suo personaggio alla perfezione. Così bene, che ormai fa parte della sua stessa essenza. Ma come comportarsi di fronte al ragazzo che le ha permesso di trovare “l’orizzonte imperscrutabile“, ovvero il luogo immaginario che rappresenta l’accettazione del lutto?

I sentimenti che sta provando, sono lontani dalla finzione a cui da anni si affissa ciecamente. La realtà la sta divorando e forse è giunto il momento di accettarla e finalmente, di crescere.

Negli anni la Kyoto Animation è riuscita a soddisfare le aspettative che si nascondevano dietro l’apparente banalita delle storie che ha raccontato. Per questo non tollero la convinzione e il pregiudizio che gli anime siano qualcosa di infantile. Perché raccontano la realtà nella finzione.

Che sia una scuola, un club, un parco divertimenti, una galleria commerciale, un qualsiasi luogo comune che vediamo o viviamo ogni giorno, la Kyoto Animation ha il magico potere di renderlo un posto unico. Speciale. Ricco di esperienza, emozioni, sentimenti. Di tutto ciò che ogni giorno proviamo, potremmo provare o vorremmo provare.

I luoghi che ho citato sono anch’essi protagonisti degli anime della KyoAni, e che se avrete voglia di approfondire, ritroverete in Hyouka, Tamako Market, Kyoukai No Kanata, Haruhi Suzumiya, Amagi Brilliant Park, Full Metal Panic, Free, Hibike! Euphonium.

Noi vi aspettiamo, perché non vediamo l’ora di scoprire, imparare, conoscere insieme alle vostre storie. Perché questo compito ha l’animazione. È questa l’animazione di cui siamo innamorati.

Grazie, KyoAni.

See you space cowboy…

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