Immaginate di svegliarvi una mattina e, dal nulla, tutta l’acqua sulla terra è sparita a causa di un animale fin troppo assetato. È ciò che succede nel folklore aborigeno australiano. Ma di quale animale stiamo parlando?
Sono Gabriella Silvestri e vi do il benvenuto su MITOmania, dove esploreremo i miti più particolari e sconosciuti delle culture antiche.
Quanta sete che ho!
Fra le parole del folklore…
La leggenda comincia con il risveglio di Tiddalik: una rana enorme che, quella mattina, era molto assettata. La rana Tiddalik cominciò a vagare, trovando un fiume che, in pochi istanti, venne prosciugato. I pesci si ritrovarono a boccheggiare dalla mancanza d’acqua, arrivando a tentare di trovare rifugio nel letto fangoso del fiume, con scarsi risultati.
La rana Tiddalik si recò verso altri fiumi e “billabong” (laghi) e li prosciugò con la sua incessante sete. Arrivò anche ad aprire la bocca davanti a un’enorme cascata, restando lì fin quando il fruscio di quest’ultima non cessò. Il tutto continuò per molto tempo, e le poche pozze rimaste finirono per evaporare sotto i raggi solari. La rana Tiddalik, ormai diventata ancora più imponente, si accasciò vicino a delle montagne dopo aver saziato la sua sete. Le condizioni del paesaggio erano critiche, portando gli animali a riunirsi in assemblea per trovare una soluzione.
Il saggio vombato (marsupiale australiano) rimase per molto tempo a discutere con gli altri animali. Le proposte furono diverse, dall’uccidere la rana fino al bucare il suo stomaco, ma il vombato negò ogni possibilità di utilizzare la violenza, focalizzandosi sull’astuzia. Arrivarono a una soluzione, ovvero farla ridere a crepapelle! In questo modo, tutta l’acqua nel suo corpo sarebbe fuoriuscita. A turno, gli animali cercarono di far ridere Tiddalik, ma l’unica cosa che ottennero fu una risata che fece uscire un lieve spruzzo d’acqua.
…e le considerazioni contemporanee
Si avvicinò un’anguilla che voleva aiutarli. Gli altri animali erano alquanto scettici, alcuni di loro arrivarono anche a scacciarla, ma il vombato li fermò e decise di lasciarla tentare. Quest’ultima si avvicinò a Tiddalik e cominciò a danzare. I suoi movimenti erano eleganti e aggraziati, ma man mano che il tempo passava, diventarono sempre più bruschi. Tiddalik non si trattenne e scoppiò a ridere. Tutta l’acqua cominciò a fuoriuscire velocemente. Gli animali corsero ai ripari, contenti di essere riusciti a riottenerla.
Nonostante l’anzianità di questo mito, a volte confuso come semplice fiaba per bambini sul valore della condivisione, c’è da dire che gli esseri umani che hanno abitato la terra sin dagli albori dei tempi avevano una cosa in comune con noi umani contemporanei: l’immaginazione.
Uno dei motori della crescita umana, madre di storie e leggende che hanno segnato generazioni e culture estinte o ancora in vita e che tutt’ora affascinano grandi e piccoli. Per quanto sia strana l’idea di una rana gigante che prosciuga il mondo dall’acqua a causa della sua immensa sete, c’è da riconoscere che il racconto non manca di originalità.
Il mito continua… solo su MITOmania!
Alla prossima settimana!
Gabriella Silvestri
Immagine in evidenza: Ilbijerri theatre company
