Dal 15 al 21 maggio 2025, il Teatro Arcimboldi di Milano ospita “Caravaggio“, il tanto vagheggiato balletto con il danseur étoile Roberto Bolle nelle vesti di protagonista. L’opera, realizzata dal ballerino e coreografo Mauro Bigonzetti a partire dalle musiche del compositore cremonese Claudio Monteverdi (riorchestrate da Bruno Moretti), interpreta le vicende biografiche di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.

“Viva la danza” a Palazzo Barberini
Alcune settimane prima, tuttavia, al pubblico era stato già consegnato un primo assaggio del progetto. In data 29 aprile, infatti, Rai1 aveva trasmesso in prima serata “Viva la danza“, programma televisivo per la conduzione di Roberto Bolle in onda dal 2024 nella Giornata Mondiale della Danza. La puntata di quest’anno, oltre a numerosi danzatori di prestigio, ha coinvolto alcuni luoghi in particolare: l’imponente Palazzo Barberini di Roma (dove, peraltro, è in corso la mostra “Caravaggio 2025“) e il fascino di Venezia, con anche alcune performances del Cirque du Soleil tra Piazza San Marco, Teatro La Fenice, Palazzo Ducale e Cà d’Oro.
Per me questo show è il modo migliore di celebrare la danza nella sua giornata, ballare accanto ai quadri di Caravaggio è stato emozionante: era come se la forza e la trasgressione del pittore fossero entrate in me per darmi un’energia diversa. Ma anche esibirmi a Palazzo Ducale, a La Fenice e a Ca’ d’Oro è in perfetta continuità con ciò in cui ho sempre creduto, ossia portare la danza fuori dai teatri, abbinarla ai luoghi di bellezza. È importante che i valori della danza, il lavoro, l’impegno, il sudore e la volontà di raggiungere qualcosa di bello arrivino in prima serata. Piantiamo dei semi perché qualcosa possa fiorire.
Roberto Bolle sulla puntata di “Viva la danza” del 29 aprile 2025

L’inscindibile relazione tra pittura e danza
In iniziative come questa, pittura e danza si intrecciano tanto indissolubilmente da riuscire a instaurare un maestoso dialogo di corpi, luci e ombre: nell’esibizione di “Viva la danza”, ogni movimento di Roberto Bolle si affianca alla nuda pelle dei soggetti ritratti da Caravaggio e il buio, squarciato da fasci luminosi, li abbraccia rendendoli un singolo. Si tratta, dunque, di un raffinato trionfo dell’arte, riscontrabile anche nel balletto “Caravaggio”.

Il debutto di “Caravaggio” in Italia
Dal 9 all’11 maggio è finalmente approdato in Italia, presso l’Opera di Firenze, il “Caravaggio” dell’acclamato coreografo contemporaneo Mauro Bigonzetti, nel quale Roberto Bolle, promotore del progetto e da sempre fautore della danza come forma d’arte accessibile a tutti, è interprete protagonista nei panni di Michelangelo Merisi. L’opera, prodotta da Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino in collaborazione con ARTEDANZA SRL (grazie al supporto del Ministero della Cultura e al contributo di Intesa Sanpaolo), debuttò presso lo Staatsoper Unter den Linden di Berlino con lo Staatsballet Berlin, diretto da Vladimir Malakhov nel 2008.
Il cast e le musiche
Accanto a Roberto Bolle, si esibiscono uno splendido cast di solisti internazionali (come Maria Khoreva dal Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, Anastasia Matvienko, Ekaterine Surmava, Gioacchino Starace, Ildar Young e Vania De Rosas) e un corpo di circa 30 giovani ballerini, creato ad hoc tramite audizioni personalmente tenute da Bigonzetti. Il tutto si articola sulle note del compositore e direttore d’orchestra Bruno Moretti, artefice di una nuova orchestrazione sinfonica di brani tratti da “Orfeo“, “Il combattimento di Tancredi e Clorinda“, “L’incoronazione di Poppea” e “Il settimo libro dei madrigali” di Claudio Monteverdi (vissuto a cavallo tra XVI e XVII secolo).
In merito allo spettacolo, Carlo Fuortes (Sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino dal 2024) ha affermato:
Insieme a Roberto Bolle e al Sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, ragionammo su cosa poter fare per valorizzare la danza. Nacque, dunque, l’idea di mettere in scena “Caravaggio”: uno spettacolo che riprende e rielabora la coreografia della messinscena del 2008 al Staatsballett Berlin con nuove scene e nuovi costumi. È interessante sottolineare che questa produzione, nata in cooperazione con il Ministero della Cultura, coinvolge anche un soggetto privato, ossia ArteDanza. Un vero e proprio lavoro corale, quindi: il Ministero ha unito le varie parti, noi abbiamo “fatto il Teatro” e pensato alla parte tecnica relativa a scene, costumi e ospitalità e ArteDanza ha curato la produzione esecutiva. Vedo in questo un modello raro e virtuoso che penso possa essere replicato in futuro.
Carlo Fuortes sulla realizzazione di “Caravaggio”
La trama
Plasmando danza e arte visiva, Mauro Bigonzetti ha voluto interpretare la tormentata e complessa esistenza di Michelangelo Merisi per restituirne una visione introspettiva. La narrazione procede secondo un doppio binario. Nel primo atto lo sfondo è costituito dalle vicende umane di Caravaggio, immerso in una Roma opulenta e brulicante di stimoli di fine ‘500 (il suo soggiorno è documentato a partire dal 1592). Il ritratto della città, esuberante, è straordinario: le strade, percorse da una variegata moltitudine di aristocratici, popolani, pellegrini e mendicanti, offrono allo spettatore uno scorcio su un’infinita diversità di corpi e sguardi. Il genio di Caravaggio diventa testimone di una poliedricità che non può esimersi dallo studiare, riproducendola poi sulla tela: ogni pennellata è così parte integrante di un’istantanea di Roma, di una realtà sperimentata apertamente dal pittore. Nel secondo atto, invece, viene analizzata l’influenza della biografia e dell’inquietudine interiore di Caravaggio nei propri dipinti.
Il pathos della coreografia
Mediante l’interrelazione tra questi due piani, “Caravaggio” risulta un balletto psicologico e drammatico, dove la tensione di fondo del racconto è allentata da scene corali che inframmezzano esibizioni soliste, duetti, terzetti e quartetti. Un fluire continuo di pose ed esercizi di danza classica che sfociano in figure contemporanee: i corpi traboccano di un anelo alla perfezione riscontrabile anche nelle opere caravaggesche. I passi a due tra Roberto Bolle e le ballerine Maria Khoreva e Anastasia Matvienko sostanziano la convivenza nella biografia e nelle opere del pittore di Luce e Buio, mentre Bolle e Gioacchino Starace riprendono l’essenza icastica e pure vulnerabile della virilità dei soggetti maschili (come Ragazzo con canestro di frutta o Ragazzo morso dal ramarro).
Il dramma dell’epoca barocca
Grazie al rigore della tecnica Roberto Bolle dimostra una maturità teatrale sbalorditiva, specialmente nel controllo del suo personaggio, lasciando tuttavia trapelare passionalità e un commovente senso di empatia nei suoi confronti. La cura del dettaglio è visibile sia nell’esecuzione dei passi legati che nel lavoro di braccia e mani. Gli altri danzatori, invece, si muovono all’unisono, a sottolineare il dramma corale dell’epoca barocca, caratterizzata da forti contrasti. Ognuno, dunque, dà prova di aver assorbito lo stile classico-contemporaneo di Bigonzetti.

Scenografia, luci e costumi
La scelta minimalista di scenografia e luci di Carlo Cerri e i costumi di Lois Swandale e Kristopher Millar intensificano la fusione tra ballo e pittura, valorizzando un’azione pienamente incentrata sull’io dell’uomo-artista Caravaggio. La profondità di ciascun particolare inonda gli spazi, crea paesaggi estetici e induce nel pubblico innumerevoli suggestioni. Gli abiti del primo atto sono, per gran parte dei danzatori, quasi folcloristici, contraddistinti da tonalità calde accentuate dall’impiego delle luci. Nella seconda parte dell’opera, al contrario, i ballerini vengono spogliati di ogni colore e i costumi si riducono a panni chiari e aderenti. Soltanto Roberto Bolle-Caravaggio indossa un costume pressoché identico per tutta la durata della narrazione.
Il drappo rosso
Il primo atto si chiude con un lungo drappo rosso che, fuoriuscendo da una grande cornice dorata sospesa sul palcoscenico, unisce fondale e proscenio e richiama simbolicamente l’omicidio di Ranuccio Tommasoni da Terni, commesso da Caravaggio nel 1606. La pena decretata per il delitto fu la decapitazione: eppure, con l’aiuto del principe Filippo I Colonna, il pittore riuscì a fuggire da Roma. Sebbene Caravaggio fosse già stato coinvolto in alcuni crimini, questo evento lo segnò irrevocabilmente. Il cremisi è, poi, un colore ricorrente nell’intera produzione di Caravaggio (basti citare la Deposizione o San Matteo e l’Angelo) e potrebbe rimandare qui anche alla sua prematura morte, sulla quale il balletto si chiude (toccante, infatti, è il duetto tra Maria Khoreva e Roberto Bolle, che, macchiato di sangue, si accascia e spira sopra di lei).
La metadanza
Fondamentale nello spettacolo è l’elemento di “metadanza”, costituito dalla cornice in cui, nel secondo atto, i ballerini riproducono i gesti di Roberto Bolle. Una scelta coreo-scenografica simile a un gioco di specchi, che evidenzia la continuità tra uomo e artista, evocando l’opera che scaturisce dalla vita e il palco come spazio di rappresentazione delle passioni umane.

“Caravaggio” secondo Roberto Bolle
La danza porta tanti valori in cui credo fortemente e serate come queste sono importanti: oltre a trasmettere tutto ciò, esse riescono a lasciare un segno. Essere stati in grado di portare “Caravaggio” in Italia per la prima volta mi dà sensazioni uniche. È fondamentale per me infondere al pubblico le emozioni che ho vissuto danzando nelle sale deserte [di Palazzo Barberini], con i capolavori di Caravaggio appesi alle pareti. È stata una sensazione meravigliosa, indelebile.
Roberto Bolle sul balletto “Caravaggio”

Il dialogo tra passato e presente
“Caravaggio” travalica il semplice storytelling autobiografico e si focalizza in primis sui binomi caratterizzanti l’esperienza del protagonista: luce e ombra, sacro e profano, bellezza e sofferenza si traducono così in una coreografia essenziale ma al contempo vibrante, in cui i gesti incarnano l’energia viscerale e la ricerca della verità insite nei conflitti interiori umani. Con il suo Tanzstück (letteralmente, “pezzo di danza”), Bigonzetti riesce a imbastire una riflessione sulla capacità dell’arte di dialogare con l’attualità e della danza di rendere l’arte visiva un’esperienza anche corporea.
Immagine in evidenza: Roberto Bolle