C’era una volta una ragazza di nome Alice che frequentava l’università IULM. Durante le pause tra una lezione e l’altra, passava lunghe ore con le sue compagne di corso in giardino. Un giorno, annoiata, stava per abbandonarsi al sonno quando, all’improvviso, scorse una curiosa Lepre che correva trafelata.
“Povera me, quant’è tardi! Sono in ritardissimo!”, ripeteva tra sé e sé, guardando nervosamente l’orologio da taschino.
La Lepre affrettandosi tutta impettita, si precipitò verso l’entrata di una profonda tana. Alice, incuriosita, decise di seguirla.
“Questa tana è proprio strana…”, mormorò Alice, inoltrandosi nel buio. All’improvviso, di fronte a lei si aprì una voragine, e la ragazza precipitò cadendo lentamente. Arrivata sul fondo si ritrovò in una piccola stanza, sulla quale si affacciavano tante minuscole porte. Da una delle serrature, Alice scorse un bellissimo giardino, purtroppo però la porta era chiusa.
Decisa ad aprire la porta Alice si guardò intorno e trovò un carretto con dei cannoli, uno al cioccolato e uno al pistacchio con la scritta “mangiami”. L’invito era chiaro: la ragazza diede un morso al cannolo al pistacchio. Alice iniziò a diventare piccola, sempre più piccola, così piccola che le sue dita sembravano capocchie di spillo. Riuscì, perciò, a passare attraverso la serratura.
Alice entrò e capì subito di trovarsi nel giardino della sua università, ma qualcosa era diverso, l’aria era rarefatta e tutto emanava una certa gioia. Passeggiò allegramente fino a che si imbattè in un alto e curioso palazzo arancione: l’edificio di IULM 6. Alice entrò a curiosare e vide un carretto con altri cannoli. Questa volta prese quello al cioccolato. Iniziò a crescere e crescere… diventando così grande che la testa le batté sul soffitto!
Preoccupata della sua grandezza diede un morso a quello al pistacchio e… oplà era di nuovo piccina piccina, troppo piccina. Stanca e confusa decise di allontanarsi dai gustosi cannoli e di continuare la sua esplorazione.
Cammina cammina, Alice notò dei segnali di fumo che formavano dei numeri: 18, 19, 20, 21.. e così via fino al 30.
“Chi sei tu?”, accennò una voce.
Era un singolare bruco blu, che fumava una heets.
“Mi chiamo Alice e vorrei essere di nuovo alta come prima”, rispose la ragazza. Il bruco le spiegò che per tornare alle sue dimensioni doveva andare in mensa dove avrebbe trovato un menù magico che l’avrebbe fatta tornare alle sue dimensioni.
Alice decise di dirigersi verso IULM 3 dove si trovava la mensa universitaria, ma il sentiero era sempre più impervio e, piccola come era, presto si perse.
Su un albero era acciambellato uno strano e buffo gatto sorridente, a cui Alice chiese delle indicazioni.
“In questa università sono tutti matti!” concluse la bizzarra creatura dopo averla aiutata, poco prima di svanire nel nulla.
Ritrovata la strada, Alice giunse alla mensa dove in una lunga tavolata si stava svolgendo una festa. Qui il Laureando Matto e la Lepre che aveva seguito fino alla tana erano impegnati a fare discorsi strampalati e a ridere a crepapelle sorseggiando lo zuccherato tè alla pesca del distributore. Al tavolo c’erano anche il Signor Tasso e la Signora Tassa universitaria.
“Buona non-laurea, ragazza!” le dissero in coro.
“Che cos’è una non-laurea?” domandò Alice.
“E’ una festa di laurea quando non è il giorno della tua laurea, naturalmente”, affermò il Laureando Matto. Non era certo il caso di ribattere.
Disorientata e sfinita da tutte queste assurdità, Alice decise che era ora di tornare a studiare.
A un certo punto arrivò in un grande giardino con dei bellissimi roseti.
“Rose bianche a più non posso, noi vi pitturiam’ di rosso!”
Ma che cos’era quel coro?
Alice seguì le voci e si ritrovò di fronte a tre grandi dispense universitarie, indaffarate tra cespugli, pennelli e secchielli di tintura rossa. Erano i giardinieri della malefica Regina del giardino.
“Perché state dipingendo i fiori?”, chiese Alice.
“La Regina vuole solo rose rosse, e se vedrà anche solo una rosa bianca non ci permetterà più di essere rivenduti alle matricole”, spiegò una delle dispense, tremando come una foglia.
La Regina del Giardino che sorvegliava il suo regno, si accorse della sconosciuta che vagava e la invitò a sfidarla a ping pong. Alice, suo malgrado, acconsentì e si ritrovò a giocare una bizzarra partita: le racchette erano dei tablet, le palline erano degli evidenziatori e la rete era fatta dei rovi del roseto. La Regina stava per vincere, ma… che ridere! Sulla sua testa era apparso improvvisamente il gatto dallo scaltro sorriso, impegnato a farle uno scherzo.
Il magico felino svanì in un istante, così com’era apparso. Ormai, però, la regina era su tutte le furie e se la prese con Alice: “Bocciatela!” strillò ai suoi servitori. La ragazza era in un mare di guai: era il momento di darsela a gambe. Corse più non posso, ma…
“Alice, svegliati! Dobbiamo andare a lezione” esclamò una sua compagna di università, all’ombra del giardino.
Oh ma allora era tutto solo un sogno. Alice si rese contò di essersi addormentata e capì, con un po’ di nostalgia, che la fantastica e eccentrica IULM delle meraviglie era stata solo frutto della sua fantasia. Ma, ammettiamolo, la IULM del mondo della veglia dopotutto non ha nulla da invidiare a quella dei sogni.