Uno dei weekend sportivi più attesi dell’anno è alle porte: domani la F1 scenderà in pista a Imola per un fine settimana all’insegna delle corse automobilistiche. Tuttavia, il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna potrebbe sparire dal calendario già dal prossimo anno

Anziché affrontare i possibili scenari futuri, Pit Stop Zone vuole sfruttare il weekend di gara per far emergere lo spirito di un luogo pregno di storia come l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari.
Inaugurato nel 1953, fu inizialmente sede solo di competizioni motociclistiche. Per vedere le prime auto sfidarsi su questo tracciato si dovette aspettare l’anno successivo, quando Ferrari e Maserati si affrontarono nella gara denominata “Conchiglia d’oro Shell”.
Nel 1979 venne completato il lavoro di arroccamento delle strade attorno alla pista. Fino a quel momento, infatti, alcuni tratti del circuito erano usati per l’ordinaria viabilità della cittadina di Imola. Questi lavori permisero l’ingresso del tracciato nel calendario ufficiale della Formula Uno.
La F1
Il primo pilota a trionfare su una monoposto fu Jim Clark a bordo della propria Lotus 25 nel 1963. Tuttavia, quella gara era non titolata, ossia non era valida ai fini del campionato. È nel 1980 che Imola entra a far parte del calendario della F1. In quell’anno a conquistare il gradino più alto del podio fu il brasiliano Nelson Piquet.
Si sa, il mondo del motorsport sfida continuamente i limiti umani e meccanici, portando le monoposto a sfrecciare a velocità impensabili e ad affrontare una curva dopo l’altra sfiorando le barriere della pista. Purtroppo l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari è stato anche lo scenario di quello che forse rimarrà per sempre il weekend più tragico della storia della F1.
Il 1994
Durante le prove libere Rubens Barrichello impatta violentemente alla Variante Bassa. Dopo attimi di terrore però si può tirare un sospiro di sollievo: il pilota brasiliano ha “solamente” riportato una frattura del setto nasale e l’incrinazione di una costola.
Il pomeriggio successivo è tempo di qualifiche e le vetture tornano in pista. Quel giorno un pilota non rientra ai box. L’ala della Simtek di Roland Ratzenberger si stacca e l’auto si schianta alla Villneuve a più di 300km/h. Purtroppo l’incidente è fatale e quel ragazzo che sognava di fare il pilota viene tradito dalla sua stessa passione dopo soli tre Gran Premi.
Le disgrazie non finiscono qui. Il giorno successivo un incidente allo spegnimento dei semafori fa alzare in aria una ruota che finisce sul pubblico della tribuna centrale, ferendo alcuni tifosi. Al rientro della Safety Car si rompe lo sterzo della Williams di Ayrton Senna che non può evitare di uscire alla curva del Tamburello. All’ospedale di Bologna qualsiasi tentativo di salvargli la vita si rivelerà vano.
Un weekend drammatico. Un weekend di lacrime. Un weekend di brividi.
Dalla storia però si impara e quelle due vite ingiustamente sacrificate hanno scosso gli animi. La Formula Uno è spettacolo, ma la sicurezza in pista viene prima. Da quel primo maggio si è lavorato ininterrottamente per evitare altre disgrazie.
Il futuro
Non si sa se questo sarà l’ultimo GP a Imola. Il mondiale assume sempre più un carattere internazionale e negli altri continenti ci sono realtà disposte a mettere sul piatto ingenti somme di denaro per avere un posto nel calendario. Non c’è posto per tutti nel mondiale, ma è giusto sacrificare questa gara?
Imola è un luogo sacro per la Formula Uno. Ogni anno migliaia di tifosi si recano alla statua bronzea di Ayrotn Senna per ricordare il grande campione. Ogni anno la sua storia viene tramandata di generazione in generazione. Ogni anno persone provenienti da tutto il mondo si emozionano davanti alle bandiere del Brasile e alle lettere scritte da grandi e piccini in ricordo di uno dei piloti più importanti di sempre.
Il Parco delle Acque Minerali e l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari sono luoghi di culto per gli appassionati.
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