Abbiamo davvero così poco tempo come raccontiamo in giro? Siamo seriamente sommersi da così tanti impegni da non trovare mai l’occasione di svagarci? O si tratta solo di un modo per affermarci nella rapidissima società moderna?
Busy Bragging
To brag, dall’inglese “vantarsi”. Deriva da qui il termine Busy Bragging, usato al giorno d’oggi quando sentiamo qualcuno lamentarsi – ma che sembra in verità più che altro vantarsi – della propria insormontabile valanga di impegni.
Pare infatti che, per quanto contorto possa sembrare, per risultare più degni di rispetto agli occhi degli altri, la moda degli ultimi anni sia quella di dimostrare di non esserci per nessuno. Sentirsi validati è un concetto che si è ridotto ormai alla “sciccheria” di rendersi irreperibili.
Quanto più la nostra vita risulta piena, di valore e indaffarata ai nostri conoscenti, tanto più siamo sicuri di far loro capire che anche noi valiamo, che anche noi siamo utili.
Il Busy Bragging è un termine coniato apposta per veicolare proprio questo messaggio, un po’ come quando alle elementari si faceva a gara a chi si fosse fatto male di più, in modo da essere certi di ricevere le maggiori attenzioni. Si tratta di un fenomeno culturale propriamente associato alla cultura occidentale, troppo frenetica per potersi prendere cura di sé, ma abbastanza convinta a volersi prendere troppo sul serio.
Da dove nasce questa esigenza?
L’idea di succedere nel lavoro e voler avere un’adeguata stabilità economica non è recente, ma l’idea di fare di questo il proprio tratto caratteriale distintivo, sì. Siamo ormai influenzati dal cosiddetto super-lavoro, ossia il concetto di rendersi quanto più indispensabile per una causa al punto da rinunciare persino a dormire, seguendo l’esempio dei maggiori CEO di successo (che, a loro volta, dichiarano e si vantano di dedicare più tempo alla propria attività che al proprio benessere). Si tratta ormai di un vero e proprio status symbol, ad oggi difficile da eradicare.
Ciò che però non vogliamo ammettere a noi stessi è che, più spesso di quando crediamo, quest’atteggiamento deriva da mancanze che cerchiamo di colmare con impegni su impegni, che ci privano del tempo per pensare. Che si tratti di un difficile rapporto con i genitori durante la crescita, o di una bassa autostima, o di una necessità di mettersi in competizione con tutti, il Busy Bragging è sempre sintomo di un qualche disagio.
Cosa ne pensa il nostro corpo?
Inutile specificare che tutto questo astio nei confronti del tempo libero – oltre che allontanarci sempre di più dalle persone che amiamo o, peggio, creare una sorta di sfida inesistente con esse – di certo non giova al nostro organismo. A livello mentale, infatti, il Busy Bragging è un vero e proprio drenaggio di energie, sebbene sul momento possa darci una sensazione di effimera soddisfazione. Continuare a ripetere quanto poco tempo abbiamo da dedicare a noi stessi non fa altro che convincere di ciò il nostro cervello, costringendolo a lavorare senza sosta.
E se non fossimo davvero così impegnati come raccontiamo, ma la nostra psiche se ne fosse ormai già convinta? Allora sarebbe davvero difficile sostenere il peso di una vita che non ci appartiene, ma alla quale pensiamo di essere ormai legati, e il risultato sarebbe una devastante (oltre che inutile) delusione delle aspettative che ci siamo voluti auto-imporre, facendoci sentire inadeguati e incapaci.
Inoltre, all’ansia già dettata da lavoro e scadenze, di cui sarebbe inutile negare l’effettiva esistenza, si aggiunge quella, artificialmente costruita, di trovare, ogni volta che se ne presenti l’opportunità, una nuova ragione per mostrarsi inevitabilmente essenziali e sempre in pista.
Insomma, se non sarà lo stress a colpirci con i suoi innumerevoli effetti negativi, sarà lo stress di non essere stressati a farlo.
Ma lavoriamo davvero di più?
Il logorio della vita moderna è uno di quegli aspetti che pare sempre più impattante alla generazione che lo vive rispetto alla generazione precedente. Crediamo di sapere solo noi cosa significhi davvero lavorare no-stop, convincendoci che i nostri genitori e i genitori dei nostri genitori non fossero stressati tanto quanto noi.
Eppure, i dati di una ricerca condotta dal 1970 al 2014 (sì, parliamo di undici anni fa, ma comunque più vicini a noi rispetto agli anni ‘70) dal sociologo dell’Università del Maryland John Robinson dimostrano che gli Americani di oggi “hanno più tempo libero, sono meno stressati e dormono di più rispetto agli ultimi quarant’anni.”
Pare infatti che spesso tendiamo a sovrastimare le ore di lavoro effettivo, complice l’implicita gara con i nostri colleghi di dimostrare di valere tanto quanto o – meglio ancora – più di loro. A causa poi di una maggiore fluidità e difficoltà nella regolarizzazione della nostra schedule lavorativa, siamo spinti a controllare mail di continuo, anche fuori da quello che sarebbe l’orario “d’ufficio”, dandoci l’impressione di non smettere mai di lavorare. Quindi forse non stiamo davvero lavorando di più, ci stiamo soltanto facendo mangiare dall’incubo moderno del multitasking, che ci stanca a volte inutilmente.
In aggiunta, l’uomo moderno dorme di più rispetto a quaranta o cinquanta anni fa, proprio perché continuamente sfiancato dalla – da lui dettata – imposizione di non staccare mai la spina.
Come capire se siamo vittime di questo circolo vizioso
Un modo per uscire dalla spirale del troppo lavoro, volendo cercarlo, c’è. Ed è più facile di quanto si pensi.
Non si deve far altro che fermarsi un secondo, penna alla mano, e chiedersi: “sono davvero così impegnato?“
Volendo infatti fare un conteggio delle ore effettive che dedichiamo ai nostri inderogabili impegni invece che a noi stessi, sarà facile capire se siamo vittime del Busy Bragging o se siamo busy davvero.
Ecco alcune domande utili da porsi:
- Quante ore dormo a notte?
Se la risposta è tra le 7 e le 9 ore, allora possiamo stare tranquilli che stiamo dedicando al nostro corpo le giuste ore di sonno che gli spettano.
- Quante mail mando in un giorno?
Può infatti sembrarci di inviare mail dalla mattina alla sera, e magari è così, ma quanto tempo dedichiamo davvero a quest’attività? Supera l’orario lavorativo o una volta chiuso il computer non lo controlliamo più e lasciamo il problema mail al mattino successivo?
- Quanto tempo dedico ad amici e famiglia?
Se, in fin dei conti, riusciamo a vedere le persone che amiamo in maniera più o meno regolare, forse siamo ancora in grado di dare il giusto valore alle nostre relazioni interpersonali. Quando dunque ci lamentiamo di non avere tempo per farlo stiamo in realtà solo creando un problema inesistente, oltre che triste.
- Riesco a seguire le mie serie tv preferite?
Non necessariamente ogni singolo giorno, ma in una settimana riesco a trovare dei momenti per restare restare al passo con i film e le serie che amo? Allora, anche in questo caso, è inutile vantarsi di non aver tempo per respirare.
Insomma, chi è troppo impegnato non ha tempo per niente, nemmeno per la lista di cose sopraelencata e, non so voi, ma io preferisco spendere il tempo chiacchierando delle mie passioni, piuttosto che di quante cose che mi piacciono io non riesca a fare (anche perché, parliamoci chiaro, non siamo Bill Gates).