This is America

Nelle ultime settimane il fulcro dell’attenzione pubblica mondiale si è mosso dall’argomento coronavirus, inaspettato, ad uno, purtroppo, molto più noto e radicato, il razzismo. La questione, a riprova della sua influenza, ha interessato anche l’industria discografica, riportando ai primi posti in classifica This is America di Childish Gambino.

This is America
Black Lives Matter

25 maggio 2020, George Floyd

A Minneapolis, nello stato del Minnesota, il 25 maggio 2020 viene registrato un video che nel giro di pochissime ore dal suo caricamento online diventa virale. Il soggetto, però, è tutt’altro che godibile. Si tratta dell’agonia di un uomo afroamericano arrestato dalla polizia americana, bloccato a terra fino al momento in cui esala il suo ultimo respiro.

Il nome dell’uomo è stato subito diffuso in rete: George Floyd. In pochi minuti le tendenze di Twitter si costellano di hashtag recanti il suo nome e il già noto #BlackLivesMatter. Quest’ultimo, infatti, si diffonde regolarmente ogni volta che il tema del razzismo arriva al livello dell’attenzione pubblica mediale. Solitamente il presidente si scusa, viene scritto qualche articolo polemico e si innalzano alcune voci, ma il tutto si esaurisce nel giro di pochi giorni. Perché il 25 maggio 2020 è stato diverso?

I Social Media e l’influenza delle celebrities

Dai tempi di Occupy Wall Street (settembre 2011) è sempre più evidente come movimenti formatisi online siano in grado di mantenere una forza dirompente anche quando si riversano nelle strade.

Di fronte ad un video così disturbante, l’opinione pubblica è insorta, in cerca di una valvola di sfogo necessaria viste le ingiustizie perpetuate negli anni. Il fattore ultimo che ha spinto migliaia di americani a scendere in strada è stato il coinvolgimento diretto dei molte celebrities.

Infatti, a differenza delle situazioni precedenti, moltissimi volti noti in America e nel mondo, hanno deciso di scendere in strada in prima persona. Senza preoccuparsi dell’esposizione data dalla loro notorietà hanno preso parte alle proteste, specialmente a Los Angeles, schierandosi, in alcuni casi, anche nelle prime file.

Sfruttando la loro visibilità sui social media alcuni, ad esempio la cantante Halsey, YUNGBLUD e Elijah Daniel, hanno deciso di documentare gli avvenimenti sul luogo tramite dirette Instagram. Inoltre in molti hanno diffuso links e numeri telefonici attraverso cui è possibile donare per la causa.

Tuttora queste persone continuano a riproporre quotidianamente argomenti attinenti sui loro social, cercando di mantenere viva l’attenzione in vista delle elezioni di novembre.

Ridefinizione di opinione pubblica nel XXI secolo

L’influenza dell’opinione pubblica all’interno di questo dibattito è di fondamentale importanza. Sempre più spesso è espressa mediante l’utilizzo dei social network, che negli anni ne hanno ridefinito il peso.

Per le elezioni di Donald Trump, il movimento più importante è stato quello dell’alt-right diffuso su 4-chan e 8-chan, descritto perfettamente nel libro Contro la vostra realtà di Angela Neagle.

I casi di giustizia sociale vengono solitamente associati ai cosiddetti “social justice warrior” ossia componenti del “liberalismo di Tumblr”. Quest’ultimo, come anche Twitter, è infatti considerato un social liberale e particolarmente aperto ad ogni forma di accettazione sociale, fino ai suoi estremi. Un esempio citato dalla Neagle riguarda la gamma di definizioni di genere che ne comprende ormai circa un centinaio ed è in continua espansione.

Nonostante questi utenti si professino difensori dell’uguaglianza, spesso, sono i primi a perpetuare atteggiamenti estremisti nei confronti di coloro che non abbracciano tutte le possibili declinazioni della loro apertura. In questo modo, di fatto, obbligano altri utenti alla loro scelta, pena la diffamazione e una crudele esposizione online.

#BlackLivesMatter, scelta o imposizione

Ciò che è accaduto ai personaggi pubblici che non si sono immediatamente esposti a favore del movimento #BlackLivesMatter denunciando l’accaduto sui social è, appunto, perfettamente ascrivibile al fenomeno.

Infatti, oltre all’hashtag stesso e al nome di Floyd, le tendenze Twitter successive riguardavano coloro i quali sembrava non volessero essere parte di esso. Alcuni, ad esempio la cantautrice Lana Del Rey, hanno prontamente postato qualcosa a riguardo, altri, come l’attore KJ Apa, hanno dovuto addirittura dare spiegazioni riguardo la loro posizione.

Quanto si è ancora veramente liberi di avere un’opinione propria e mantenerla privata in un epoca in cui l’esposizione mediale in prima persona è a tal punto fondamentale?

This is America
Black Lives Matter, Washington D.C.
Scritta “Black Lives Matter”, Washington

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