Passato, presente e futuro: i tempi dello storytelling. Ne parlano Fontana e Sassoon alla Milano Digital Week

Un evento della Milano Digital Week, ospitato negli spazi di OpenKnowledge, ha visto Andrea Fontana e Joseph Sassoon condensare passato, presente e futuro dello Storytelling in soli novanta minuti. Tanti i temi trattati, ma con un unico fil rouge: lo storytelling.

Il titolo della conferenza era “Exponential Storytelling“. I due protagonisti sono il C.E.O. di “Storyfactory” e l’advertiser di OpenKnowledge. Ilaria Baietti e Alberto Maestri, rispettivamente director e competence leader di OpenKnowledge, hanno stuzzicato i relatori partendo proprio dall’analisi del titolo. Hanno innanzitutto cercato di spiegare cosa rappresenti il termine storytelling, tanto ampio quanto abusato, e in quale caso debba essere definito “exponential”. Su questa semplice pista i due ospiti hanno così potuto esprimere le loro idee di narrazione. Hanno spiegato che seppure la parola storytelling è tanto mal intepretata, in realtà resta la pratica culturale archetipica, quasi naturale per l’uomo di ogni tempo di creare e condividere storie narrandole. Lo storytelling, per esistere, non ha dunque bisogno che della condivisione. Narrando coinvolge il pubblico non in modo razionale, ma emotivo. Non a caso i grandi brand lo utilizzano per definire il proprio posizionamento di mercato, da quando gli psicologi hanno scoperto che oggi sono più le pulsioni emotive che la ragione a guidare le scelte d’acquisto.

La pratica di narrare diviene “Exponential” dal momento in cui  oggi si ha la possibilità di rendersi visibili grazie ai social media. E qui la visibilità è enormemente superiore rispetto a quella posseduta  nella cerchia ristretta a cui si era soliti prima del loro avvento. Stesso strumento, ma canali diversi, per l’arte del racconto nata con la cultura orale e riscoperta con sempre maggiore forza oggi, quando ha bisogno di bit e connessioni wireless per potersi diffondere.

Per Andrea Fontana possiamo addirittura parlare del tempo che passiamo sui social come di un’unico spazio definito “onlife“. Qui le nostre vite stanno a contatto con narrazioni di ogni forma e genere, continuamente create, diffuse e remixate dagli utenti.
E in un contesto tanto “tribale”, almeno per la sua atmosfera emotiva, quale sarà il destino della fredda informazione? I social media, in questo senso, non possono che attrarre il dialogo sull’argomento delle fake news e su come spesso condizionino strategie e reputazione delle maggiori aziende. La misinformazione è tanto banale quanto facile a diffondersi. Parte da come produciamo, assimiliamo e condividiamo informazioni sui social. Facciamo sì che qualcosa che è soggettivo diventi oggettivo, che notizie deformate siano la verità, eliminando così la verità stessa. E questo con pochi, inconsapevoli tocchi sul touchscreen.

Alcune aziende utilizzano il fenomeno creando campagne ad hoc, come Diesel. Altre cercano invece di fermarle, come Coca Cola, che ha un numero di contenuti degli utenti maggiore di quelli creati dal proprio ufficio contenuti. Soltanto negli ultimi anni le marche iniziano ad essere autentiche e ad accettare parte dei contenuti dei propri consumatori.

Un ultimo sguardo sul presente è di Joseph Sassoon in rapporto alla “costumer experience“. Poiché nulla si ricorda come le storie, le quali restano impresse nel cuore e nell’immaginazione, usiamo le storie per rendere memorabili le esperienze. Con questa combinazione torniamo a ricreare rituali dal forte valore simbolico, che stavano iniziando a venir meno nella società odierna.

E non può non essere chiamato in causa il mondo narrazioni nel senso più alto. Si intende quelle prodotte dalla letteratura, che adesso riscaldano la fredda tecnologia, confrontandosi con autori e consumatori dello storytelling di vecchia tempra. Attingendo ad autori come Baricco, Campbell, Propp e Vogler, senza mai essere prolissi o criptici per gli ascoltatori, Fontana e Sasson salutano la Milano Digital Week spingendo i suoi partecipanti a sbilanciarsi con quesiti riguardanti il futuro della materia. Naturalmente questo resta radioso. Ed andrà raccontato con le solite, immortali regole dello storytelling.

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