Coinquilini, condivisioni ed esperienze: “Frigorifero”, il nuovo singolo di Gionata

La vita del fuorisede è un argomento che molti di noi conoscono perché lo vivono sulla propria pelle, direttamente o indirettamente.

Una vita di continue scoperte e conoscenze che spesso si condivide con coinquilini per scelte economiche, essendo solo studenti. Condivisione non solo di esperienze, ma anche di oggetti, stanze ed elettrodomestici.

Ed è proprio il frigorifero, simbolo della condivisione tra coinquilini, il soggetto principale del primo singolo di Gionata, artista originario di Lucca. Uscito sotto Phonarchia Dischi, “Frigorifero” ha subito avuto riscontri positivi tra il pubblico ed è solo il primo di alcuni singoli che anticiperanno l’uscita dell’album, prevista per l’autunno 2019. In occasione del concerto di Mèsa, cantautrice romana, il 9 febbraio al Rock’n’Roll di Milano, che Gionata aprirà, e in occasione dell’uscita di “Frigorifero”, abbiamo incontrato la nuova leva dell’indie italiano per farci raccontare di più su di lui e sulla sua musica.

Cosa ti aspetti dal primo singolo?

Quello che mi aspettavo sta già succedendo, tante condivisioni, una buona risposta del pubblico. Una crescita graduale, non da zero a mille, ma mi sto abituando a ricevere feedback positivi.

Frigorifero, il nuovo singolo di Gionata. Disponibile su tutte le piattaforme digitali

La canzone ha un senso autobiografico?

In un certo senso si, ma la canzone è nata quando non ero ancora fuori sede e andavo a trovare un amico a Bologna. È nata da quella situazione vissuta da esterno. Ora la sento di più, da dentro, essendo un fuorisede.
È stato come scrivere inconsciamente qualcosa che sarebbe successo. Parla proprio della vita di chi studia lontano da casa.

Hai raccontato che la canzone ha due lati, un lato A e un lato B.

Uno è il lato del fuori sede, l’altro, la vita del musicista, la presenza sui distributori digitali, la difficoltà del fare musica in un mercato saturo.

Sei originario di Lucca e ti sei trasferito a Milano per studiare. Come cambia il modo di concepire la musica e la difficoltà di fare il musicista da una piccola città come Lucca ad una metropoli come Milano?

Il disco l’ho scritto quando ero ancora a Lucca, mi sono trasferito ad ottobre. Le canzoni parlano sempre della mia vita, del mio presente, passato e futuro. Dipingo delle situazioni che vivo, la scrittura a Milano cambia perché vivo situazioni diverse, però il modo di vedere le cose rimane lo stesso.

Come cambia il modo di scrivere?

Ho già in cantiere 30-40 canzoni e nel secondo disco si sentiranno le influenze della metropoli. Cambia perché si vivono esperienze diverse. La metro è un elemento importante. A Lucca non c’è, non ci si sposta neanche a piedi, non si esce ogni sera in posti diversi. Cambia a seconda delle possibilità che la città ti propone. La provincia è più il gruppetto di amici, nella metropoli cambiano anche le amicizie. Mi piace vivere la sera, conoscere locali nuovi, spostarsi a piedi perché il giorno è dedicato allo studio. Ora sto a Lambrate, magari la inserirò in una canzone futura.

Spostarsi a Milano, in una città ricca musicalmente, è anche un motivo per prendere ispirazione dalla scena musicale?

Ultimamente ascolto poca musica. Nel periodo della scrittura del disco la musica che ho ascoltato l’ho immagazzinata per non copiare nessuno e crearmi un sound personale. Ho conosciuto molti artisti da quando sono qui e ho visto molti concerti, dal punk fino a Calcutta. I concerti mi sono serviti per accrescere la concezione del live.

A proposito di concerti, sabato 9 febbraio sarai al Rock’n’Roll di Milano.

Sarà il mio primo vero live. Sono contento e aprirò il concerto a Mèsa, una cantautrice romana che apprezzo e rispetto molto. Canterò e suonerò tutte le canzoni del disco. Sarà un’anticipazione del mio nuovo lavoro.

Hai fatto parte dei Violacida, band pop-rock di Lucca. Come cambia fare musica da solo rispetto a farla in una band? È più difficile?

È più semplice scrivere da solo per me, mi piace arrangiare e suonare. Inizialmente avevo paura, ma per me è divertente. Decido tutto io anche perché sono molto geloso delle cose che scrivo. La band è una bellissima esperienza, necessaria per arrivare a combinare qualcosa. Nei Violacida avevamo una mentalità che andava in una sola direzione, la band funziona se è unita.

È uscito anche il video di “Frigorifero”: caratteristiche particolari, colori e oggetti. È opera tua? E il dinosauro nel frigorifero?

Il video di frigorifero, diretto da Erica Errante

Il video è di Erica Errante, una ragazza di Pisa. Io l’ho contattata e l’unico elemento che le ho chiesto è stato proprio il frigorifero. Ha fatto un lavoro eccezionale perchè il video è proprio come ce l’avevo in mente: mi piacciono molto i colori. La festa del video era una vera festa a casa mia, a Lambrate. Il dinosauro è collegato alla festa, ma anche a qualcosa del futuro che ora non posso dire. Ha un significato particolare.

Gionata, è difficile far capire alla gente che la musica è la strada principale che si vuole intraprendere?

È molto difficile. A Milano di meno: la gente apprezza quello che sto facendo, mi prende sul serio, vengo considerato. La sensazione che ho avuto è che qua ci sia considerazione per tutti i lavori, soprattutto per quelli nuovi che stanno arrivando. Mi considero fortunato a vivere qui.

L’indie ha aperto un mercato considerevole. Come spieghi questo boom che ha avuto l’anno scorso e il successo che sta avendo oggi?

Difficile domanda. Tuttora mi interrogo su cosa sia l’indie, non so nemmeno se io posso considerarmi indie. Semplicemente vivi delle esperienze che poi ti portano a scrivere. L’ho vissuto direttamente questo interesse: quando uscì il disco dei Violacida, uscì pure quello di Calcutta. Non so cosa cosa sia successo, perché da lì è esploso qualcosa. Calcutta ha aperto un mercato. Il mercato è già saturo e ora è difficile emergere.

L’indie avrà bisogno di un cambiamento? Ne sarà capace?

Sono un appassionato di storia e so che ci sarà e servirà sempre un ricambio. La storia è ciclica e visto che i tempi sono sempre più veloci, secondo me già sta iniziando un nuovo ciclo. Si sente già il cambiamento e ciò che noi chiamiamo indie mainstream, ha bisogno di un corrispettivo underground, è sempre circolare.

Gionata, originario di Lucca. Da ottobre è a Milano per studiare

Uno speaker radiofonico, di cui non faccio il nome, nelle scorse settimane ha detto: ” l’underground è una scusa”. Secondo te è una scusa o una scelta?

Secondo me è una casualità. Io vengo dall’underground , ascoltavo i Nirvana, facevo punk e grunge e casualmente da lì ho scoperto i Beatles. E per caso, senza decidere, ho scritto un disco. Non è una scusa, ma una casualità.

Ci sono artisti che ammiri?

Ammiro molto Giorgio Poi. Come detto, da ragazzino ascoltavo i Nirvana e i White Stripes, perfino heavy metal. Mi sono avvicinato poi ai cantautori italiani. C’è stato anche un passaggio dai Nirvana a Syd Barrett. Ora ho trovato la mia identità.

Amici e parenti cosa ne pensano della scelta di Gionata intraprendere la strada della musica?

Sembrano molto contenti: dopo tanti progetti, sembra che abbia trovato finalmente il mio carattere. Gli amici mi sono vicini. I miei genitori mi hanno sempre supportato, li coinvolgo spesso. La scrittura delle canzoni è simile a come lavorava mio padre, faceva il pittore, e ciò mi ha influenzato inconsciamente. Mi pare di dipingere delle immagini attraverso le parole, vedo le mie canzoni come dei quadri.

Gionata: disco pronto, ma esce in autunno. Perchè?

Pian piano faccio uscire i singoli, per farmi conoscere meglio. Sono più legato al disco ma per ragioni di marketing è più conveniente fare in questo modo. Un brano alla volta: ci si conosce un po’ alla volta.

Com’è lavorare in un etichetta? Come ti trovi con Phonarchia Dischi?

Mi sono trovato subito bene, il disco l’avevo già pronto. Mi danno consigli che scelgo di seguire. Non mi danno ordini, credono in me come il mio ufficio stampa Siddarta. Un triangolo che funziona molto bene. Ognuno crede nel progetto dell’altro. Sono stato fortunato, ho suonato perfino con Colapesce, situazioni impensabili per un emergente.

Ci sarà un cd fisico oltre allo streaming?

Sì, ci sarà. Sto pensando anche a del merchandising, che secondo me è un prolungamento della musica. A me piacerebbe stampare delle calamite che darebbero un senso in più alla canzone. Il frigo è sempre pieno di biglietti e la calamita è una parte fondamentale per il raccoglitore di esperienze che è il frigorifero.

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