Don’t Look Back in anger. Il manifesto dell’epoca Oasis

Era il 1996. Mancavano pochi mesi all’elezione di Tony Blair. In Gran Bretagna, come in tutto il mondo, dilagava l’Oasis mania.

Proprio quest’anno aveva visto l’uscita di uno degli album più noti e più riusciti della band: “(What’s the story) Morning Glory)?”. Il disco d’apogeo del Britpop. La colonna sonora della gioventù di fine secolo.

Gli unici membri fissi della band nel corso del tempo furono i fratelli Gallagher, Noel e Liam

Ascolta la storia degli Oasis nella puntata di Gonna Rock Iulm Out

“Mi ricorda un incrocio tra All the Young Dudes e il riassunto di qualcosa che potrebbero aver scritto i Beatles” dichiarò l’autore e chitarrista Noel Gallagher, a proposito di Don’t look Back in Anger, uno dei pezzi più forti di (What’s the story)Morning Glory?.

In effetti, tutte le tracce dell’album risentono dell’influenza musicale dei ragazzi di Liverpool. Da
Wonderwall, evidente omaggio a una canzone di George Harrison,
sino alle citazione di John Lennon.

I fratelli Gallagher, Noel e Liam, dopotutto, sono cresciuti nel mito della band britannica. Pur rompendo con le tradizioni, sono partiti dai sobborghi di Manchester sperando di continuare la grande storia del Rock. Con il loro secondo album ci sono riusciti. (What’s the story)Morning Glory? è diventato il manifesto di un’intera generazione.

Musicalmente, il disco porta a compimento la sintesi tra Rock’n Roll classico e generi anni ’70 che ha condotto all’affermazione gli Oasis. Le sonorità oscillano tra potenza e malinconia. Tra gli strumenti classici e quelli del Rock. Tra il vecchio e il nuovo millennio.

Per parlare dei testi, basta pensare a Don’t look back in anger. Un invito a “Non guardare indietro con rabbia”. L’opposto di quello che faceva Jimmy Porter nell’omonimo dramma di John Osborne del 1956. “Look back in anger”, un’opera e una raccomandazione scritte per un’altra epoca. Di fatto, la generazione degli anni ’90 non può permetterselo. Deve guardare al nuovo millennio. Troppo impaziente per attenderlo. Eppure troppo lenta per inseguirlo.

“So I start a revolution from my bed,’Cause you said the brains I had went to my head”

Questi giovani vorrebbero cambiare il mondo. Cambiare la musica. Scrivere la nuova Imagine dai Bed Inn, gli eventi pacifisti cui partecipavano John e Yoko. Riescono però a malapena a fare un passo fuori all’inizio della primavera. A posare dritti davanti al caminetto per una foto di famiglia. Naturalmente, senza quell’espressione imbronciata in volto.

Dunque, la sola rivoluzione che gli è permessa consiste nel “mettere la loro vita nelle mani di una Rock n’ Roll band, che la getterà via”. Quale band, in questo caso, meglio degli Oasis?

Con i loro eccessi, l’alcol, la droga, le liti e il virtuosismo musicale, i fratelli Gallagher sono l’esempio perfetto per una generazione che non sa dove andare. Senza meta, continua a camminare avanti. A cantare l’insicurezza e l’incapacità di raccogliere completamente le conquiste del passato.

La forza di (What’s the story)Morning Glory?e di Don’t look back in anger però rimane immutata nel tempo. Dopo gli attentati terroristici degli ultimi anni, infatti, la canzone diventa un inno. Ariana Grande e Chris Martin dei Coldpaly la intonano al Machester One Love nel 2017.

In tempi d’incertezza, d’altra parte, c’è sempre bisogno di andare avanti, senza “guardare indietro con rabbia”.

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