Paterson, il potere delle piccole cose. E la forza della scrittura

Riflettono sul potere della scrittura, le conduttrici di Flanerie, nella nuova puntata dello show artistico di Radio IULM (a fondo pagina il podcast da ascoltare). Ed uno spunto per farlo è Paterson, campione di incassi nel 2016.

Paterson vive a Paterson (New Jersey) con la moglie Laura e il cane Marvin. Ogni giorno guida l’autobus per le vie della città. Ogni sera porta fuori il cane e beve una birra nel pub dell’isolato. Intanto la moglie colleziona progetti fantasiosi e decora ininterrottamente la loro casa. Paterson appunta umilmente le sue poesie su un taccuino, che porta sempre con sé.
Nei suoi versi si fondono la passione per William Carlos Williams, nativo di Paterson. Si lascia ispirare da Ginsberg, O’Hara, ma anche dal suo orizzonte quotidiano. Proprio il dono di uno sguardo poetico sembra essere ciò che lo eleva da una routine di luoghi e azioni uguali a se stesse e sottilmente angoscianti.

Su una trama così esile, è fondamentale la maestria di Jim Jarmusch nel raccontare non la storia di un Einstein incompreso o della sofferenza di un poeta, ma di un dono dal potere di cambiare ogni cosa. Domina la scena il dono di uno sguardo inedito sul mondo, mai banale. Non si tratta di un semplice viaggio verso la poesia delle piccole cose. E’ semmai un rapporto davvero simbiotico fra parola ed immagine, che chiama intrinsecamente in causa il cinema, ci riflette su.
Come una sorta di Dante dei giorni nostri, il protagonista del film ci coinvolge in tutto ciò che vede nella sua corsa: gli stralci delle conversazioni che sente, i fugaci incontri che gli capitano, l’irrompere del piccolo imprevisto.

Ho visto questo film, per la prima volta, nella mia camera. Stavo cercando un’ispirazione per un saggio che mi ero imposta di iniziare e terminare in circa una decina di giorni. Nonostante i continui sforzi nulla mi convinceva. Non sentivo di avergli dato il giusto taglio, un inizio accattivante. Beh, dopo aver visto Paterson posso dire di aver creato il futuro incipit della mia prova finale di laurea. Un grazie dunque a Jarmusch e alla scrittura che, ogni giorno, mi porge la sua mano conferendomi l’esperienza più profonda di tutto ciò che volgarmente chiamiamo entusiasmo.

Flanerie, puntata del 9 marzo

 

 

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