Giornalismo universitario, quel motore di idee dall’Italia unita al ’68. In cui investire, anche oggi

Cinquant’anni fa gli studenti italiani insorgevano nelle maggiori università. Fiori e bastoni le loro armi per smagliare una società che gli andava stretta, per superare dei tempi che come Bob Dylan cantava “They are a cahngin”. 

Ma la penna e la parola sono stati gli strumenti più potenti dei giovani sessantottini. E per questo il venerdì di Tempo di libri, a tema ribellione, dedica una conferenza al Giornalismo universitario, che seppure di altra epoca affonda spesso le radici nell’epoca della contestazione. Quattro, dunque, i giornali studenteschi a confronto nella conferenza dedicata: Inchiostro, nato nel ’95 nell’Università di PaviaBirdman, costola del primo a tema teatrale, televisivo e cinematografico; Vulcano Statale, giornale dell’Università Statale di Milano1977, estroflessione di Vulcano Statale, ora indipendente.

“Inchiostro” è la testata pioniera del nuovo giornalismo universitario, nata a Pavia

I giornali studenteschi nascono comunque all’alba dell’Unità d’Italia, già nelle fasi successive al 1861. In età Giolittiana sono circa sessanta e operano all’ombra della stampa nazionale. E cosa è cambiato, da allora? A detta dei protagonisti della conferenza poco o nulla. Sono di più, sfruttano la rete internet. Rimangono comunque sconosciuti e disuniti e fanno i conti con uno stesso, grande ostacolo, quello del reperimento di fondi.

Inchiostro ricorre per esempio a Enti culturali e bandi connessi, spiega Claudia Agrestino, direttore editoriale del giornale. Benedetta Pino dice invece che per coprire le spese dell’ultima uscita cartacea di 1977 sono ricorsi a Crowd-founding, ricavando 2500 euro in un mese di campagna su Musicraiser. Il metodo più vecchio del mondo rimane però l’autofinanziamento, ci dice Sheila Khan a nome di Vulcano Statale. Tutti e tre i metodi rimangono però quasi sempre limitati alla copertura dei costi di stampa, oggi sempre più scomoda per via del web-journalism. “Vedo la carta come qualcosa di vivo” dice Carlo Maria Rabai direttore di Birdman. La rivista cartacea esce infatti solo due volte l’anno, mentre il resto degli articoli è reperibile sul sito internet.

L’obiettivo è impreziosire la carta rendendola il “corpo” di un giornale universitario, il suo manifesto, mantenendo il grosso delle notizie online. Quando emerge il tema social Andrea Mauri, di 1977, si dice convinto che questi siano sì fondamentali, ma non i soli a contribuire alla crescita del proprio pubblico. E’ fondamentale il “lavoro sul campo” attraverso il coinvolgimento diretto delle persone. “Come gli strilloni”, scherza Claudia Agrestino. E’ sempre lei poi a dire che “sarebbe bello costituire una rete”. Tanti sono i giornali universitari, ma non si conoscono e di conseguenza non possono avere un feedback. Si potrebbe invece riuscire a creare un albo in cui ogni giornale possa essere reperito, conosciuto e conseguentemente aiutato dagli altri a crescere. Fare meeting e conferenze fra i diversi membri delle redazioni. Un’idea decisamente utopica ma, pensando a come è nata anche la nostra redazione, che è probabilmente decisiva.

L’ultima parola spetta poi a Benedetta Pini., che incita i giovani a non perdersi d’animo. Molti dei suoi compagni di università, lei compresa, terminati gli studi hanno trovato senza difficoltà lavoro in questo campo. “Collaborare in testate studentesche fa curriculum”, dice. Non temiamo, quindi. di metterci in gioco. E la redazione di Radio Iulm aspetta anche voi.

 

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