Cosimo. La rivoluzione è femmina (e scandinava)

Mentre la Brexit si fa, non si fa, come si fa, una latta di vernice rosa è stata gettata sulla statua di Indro Montanelli.


Lui, una delle firme più autorevoli (e autoritarie) del giornalismo italiano. Lui e la sua Olivetti Lettera 22. Lui, un po’ fascista, un po’ misogino.
A lanciarla l’associazione femminista Non Una Di Meno in segno di protesta verso l’animale maschio.

Perché di questo stiamo parlando. Di animali. Retti da istinti primordiali, spinti da piaceri barbari irrefrenabili.
Per chi non lo sapesse, Indro Montanelli, lui, Il giornalista, in ventennio fascista partecipò alla colonizzazione dell’Etiopia. Lì comprò (per la modica cifra di 500 lire insieme a un cavallo e un fucile) una bambina. Si, carne da macello al mercato del pesce.
La comprò e la sposò.

Nessuna violenza, in Abissinia le ragazze a dodici anni si sposano” raccontò nel 1972 alla giornalista femminista Elvira Banotti.
Forse doveva farlo la Banotti al tempo: alzarsi e imbrattarlo da capo a piedi di vernice rosa.

Che se fosse ancora vivo me lo immagino già a difendersi sul divano di Pomeriggio Cinque, ora che il vento del #MeToo soffia forte.
E la statua di Corso Venezia l’avrei lasciata così. Bellissima in rosa. Un’opera d’arte e di denuncia, a pari livello di L.O.V.E. Il Dito del Cattelan di Piazza Affari. In memoria dell’animale maschio oggi si caccia, si castra e si tinge di rosa.

Skolstrejk för klimatet, che non è un mobile Ikea

Oggi, nelle piazze di più di mille città ,decine di migliaia di studenti. Passerà alla storia come il “Venerdì per il futuro”.
A capo della protesta la sedicenne Greta Thunberg. Donna e svedese. E sedicenne, ripetiamolo.

Perché gli adolescenti a sedici anni caricano video su TikTok e di nascosto dai genitori fumano la prima sigaretta di sempre. Greta a sedici anni decise di non andare più a scuola e presentarsi ogni giorno davanti alla sede del Parlamento svedese a Stoccolma portando con sé il cartello Skolstrejk för klimatet (“Sciopero per il clima”).

Questa dolce Anna dai capelli rossi ha già una pagina di Wikipedia e ha fatto diventare la sua famiglia vegana per diminuire l’importa ecologica. E io ogni volta che sento il tonfo sordo della bottiglia di vetro finita per sbaglio nel bidone della carta la vedo davanti a me. Con quel sorriso beffardo che l’ha portata lontano. Così lontano che è stata proposta in questi giorni per il Nobel per la Pace.

Don’t worry, pyt

Ma si sa. Gli scandinavi sono un passo avanti. Oggi salvano il clima, domani gli esseri umani.
In Danimarca ora hanno trovato una nuova cura per combattere lo stress. Come? Semplice.
Quando siete in ansia d’ora in poi, guardatevi allo specchio e ditevi “pyt”. Pyt, che si pronuncia bene o male come lo vedete scritto. E significa: “Fregatene, cose che capitano”. Una parola che noi non abbiamo. Come le polpette di alce e le sedicenni attiviste.

Cosimo. Consiglia

L’animale maschio che mi porto dentro” di Francesco Piccolo
Perché l’uomo è così. Irrefrenabile, irascibile, carnale e crudele. E lui lo dice così bene che se fossi donna faticherei a leggerlo.

E Le donne lo sanno, in onda su Radio IULM ogni mercoledì dalle 18 alle 19 (ascolta qui i loro podcast)
Lo dice anche il Liga, no?
“Le donne lo sanno
C’è poco da fare
C’è solo da mettersi in pari col cuore
Lo sanno da sempre
Lo sanno comunque per prime”

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