Oltre i confini della pandemia: i teatri greci della Sicilia

Il nostro viaggio Oltre i confini della pandemia si volge al termine. Quale miglior luogo di congedo se non i teatri greci della Sicilia? Da Taormina a Siracusa, nella loro storia secolare questi luoghi hanno ospitato migliaia di opere antiche e più vicine alla contemporaneità. Qual è stato però il loro destino durante la recente pandemia di Coronavirus? Radio IULM lo ha chiesto alla Prof. Martina Treu, docente di Arti e drammaturgia del mondo classico, già intervenuta ai nostri microfoni.

I teatri greci della Sicilia dopo la pandemia

Se durante il lockdown abbiamo potuto riscoprire il valore dell’arte – d’altra parte nella solitudine dell’isolamento sono stati i libri, la musica e il cinema a tenerci compagnia – con la ripresa questo settore sembra fare un po’ fatica. Il teatro non fa eccezione.

Forma artistica basata sull’interazione per eccellenza, negli ultimi mesi sta tentando di ritornare, nel rispetto delle norme di sucurezza, nei luoghi che sono la sua casa. Fra questi i teatri greci della Sicilia.

Nuove e vecchie forme

Ripartire con nuove forme corrisponde a riprendere le forme della tradizione. Pare un paradosso, e invece è il teatro.

Lo stop forzato di Festival, come quello di Siracusa che si è tenuto annualmente dal 1914, con pochissime interruzioni – ci racconta la Prof. Treu – non ha offerto ai teatri greci della Sicilia un pretesto per fermarsi.

Naturalmente è stato necessario ripensare il calendario degli spettacoli, affidandosi a delle forme cardine del teatro antico e contemporaneo, il monologo.

Quest’estate nei maggiori teatri greci si terranno difatti spettacoli di uno, massimo due, attori. Gli interpreti saranno invece artisti di fama consolidata nel genere, come Lella Costa, Luigi Lo Cascio, nei panni dell’Aiace di Ritsos, Nicola Piovani.

Il teatro per i giovani e per i turisti

L’intento – ci spiega la Prof. Treu – è quello di riprendere una tradizione “rituale, di fruizione orale, che costituisce soprattutto per i giovami – tra i maggiori protagonisti dei Festival di teatro greco – quella dimensione di incontro e confronto che è stata sottratta loro durante la pandemia”.

Gli spettacoli messi in scena nei teatri greci della Sicilia e della Magna Grecia, offrono inoltre ai turisti un’occasione per riscoprire le terre che visitano.

Come cambiano i teatri?

I teatri non cambiano. Sono difatti strutture, già aperte, la capienza delle quali supera i 100 posti e nelle quali sarà probabilmente facile rispettare il distanziamento sociale.

Tuttavia, per garantirne ulteriormente la sicurezza, gli organizzatori degli spettacoli siciliani, si sono concessi qualche variazione. Contrariamente all’uso consueto, il pubblico sarà difatti collocato nello spazio dell’Orchestra – vale a dire dove solitamente si svolge la scena – mentre a ospitare gli attori sarà invece la cavea, luogo tradizionalmente dedicato agli spettatori.

Rielaborare la contemporaneità

In fin dei conti però ci potremmo chiedere: perchè proprio adesso, quando una pandemia globale ancora ci minccia, dovremmo andare a vedere un’opera nei teatri greci della Magna Grecia e della Sicilia?

La Prof. Treu, nello scorso interveto per Radio IULM, della capacità dell’epica e del mito di rielaborare fenomeni – divini, ma soprattutto umani – come la guerra, le malattie. Anche le tragedie greche, come del resto il teatro contemporaneo, che molto spesso del mito si nutrono, ricoprono questa funzione catartica per la nostra società.

Così come le commedie di Aristofane permettevano di ridere delle difficoltà politiche durante la tragica guerra del Peloponneso e la Medea di Euripide aiutava il popolo ateniese a riflettere sul destino dei figli nati da madre straniera, anche a noi il teatro greco può dire qualcosa.

In fin dei conti l’uomo non è poi cambiato così tanto, nonostante i millenni. Possiamo dunque chiederci se Patroclo e Achille si potessero considerare reciprocamente un affetto stabile? Se l’esilio e la prigionia dell’Aiace di Sofocle fossero simili a un lockdown. Oppure possiamo paragonare la nostra lotta interiore tra tenere le distanze e abbracciare i nostri cari, a un conflitto tra legge degli uomini e legge non scritta degli dei.

E poi c’è la morte. Quel tema scomodo e doloroso che la pandemia non ci ha dato tempo di assimilare. Nelle opere rappresentate nei teatri greci si parla anche di questo.

Dunque, perchè non approfittarne, e tra Taormina, Siracusa, in Sicilia, stoppare Netflix e vedere cosa fanno a teatro?

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