Il poeta nomade: Benjamin Clementine

Nato in un sobborgo di Londra, fuggito a Parigi poco più che maggiorenne , ha vissuto come un senzatetto per quattro anni prima di riuscire a incidere il suo primo EP, Cornerstone.
Musicista, poeta, bibliofilo e polistrumentista: cosa si cela dietro il personaggio di Benjamin Clementine?

“The minute I stop singing, I’m back to being shy. I’m soft-spoken because I never really talked to people. I didn’t learn to do it”

Nello scatto una nebbia lo avvolge, la stessa che lo accompagna nella vita di tutti i giorni.
Parla poco, preferisce esprimersi con la sua musica. Una musica che, dal canto suo, lascia l’ascoltatore ancor più perplesso, incapace di classificare questa sferzata di accordi e accostamenti selvaggi in una delle cartelle file dedicate ai generi musicali sdoganati. D’altra parte, riesce a fornire risposte a domande che non ci si era nemmeno posti.

“I wanted to find people who were like me, and I did, in the people I was reading.’’

Occhi chiusi, sguardo concentrato e sognante.

La gioventù, Benjamin Clementine, la spende nella biblioteca di Edmenton a leggere opere di William Blake, C.S. Lewis, John Locke. Inizia, poi, a scrivere poesie sgangherate, poche rime e tanta magia.
Saranno proprio queste poesie, o perlomeno alcune di esse, a diventare i successi contenuti nei suoi due album At Least For Now e I Tell A Fly.

Benjamin Clementine, tra le altre cose vincitore di un modesto Mercury Prize nel 2015 per il suo primo album, compare dunque tra i titolari durante questa prima, sentita stagione di Jazz Don’t Mean A Thing.
Come mai, vi chiederete voi, posto che l’etichetta più prossima al suo stile pare essere quella di “musica d’avanguardia”?

Perché il suo spirito libero lo rende più jazz di molti altri.
Un jazz, il suo, dato non tanto dalle sonorità, nè tantomeno dalla provenienza sociale, quanto da un’anima [plasmata anche in base ai superbi riferimenti culturali coltivati negli anni] libera da costrizioni e più che mai decisa a fare della musica la propria espressione: espressione di cambiamento, dello scorrere del tempo, di emozione e sentimento.

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