Why do we build the wall? Il musical Hadestown e le politiche di Trump

Il musical Hadestown ha origine nel 2010 con l’omonimo concept album di Anais Mitchell. Le tracce musicali raccontano del mito di Orfeo ed Euridice, ambientato, però, ai tempi della Grande Depressione.

Orfeo è uno squattrinato musicista e Ade è a capo di una fabbrica che si sviluppa nelle viscere del sottosuolo. Non è il veleno di un serpente a far sprofondare Euridice negli inferi, ma lei stessa accetta di farvene parte, pur di riempire lo stomaco.

Hadestown narra del “racconto di un amore eterno” in cui chi vuole sopravvivere alla miseria deve lavorare duramente, mentre sono la fame e la povertà a dettare le regole.

Sotto la regia di Rachel Chavkin, già conosciuta per aver lavorato a Natasha, Pierre & the Great Comet of 1812, lo spettacolo prende forma con un ampliamento dei brani musicali e una maggior articolazione della storia, debuttando nel 2016.

Hadestown e gli USA di Trump

È interessante fare delle riflessioni sulla prossima apertura di questo spettacolo a Broadway, dopo una permanenza di tre mesi a Londra. Hadestown ritorna negli Stati Uniti freschi di un’impopolare dichiarazione di stato d’emergenza da parte di Trump, che spera di riuscire a raccogliere i fondi necessari per la costruzione del muro con il Messico.

Cinquantotto ex alti funzionari della sicurezza nazionale hanno espresso il loro dissenso e sedici stati hanno già fatto causa al presidente. Nelle possibili evoluzioni della vicenda, il tribunale potrebbe rimettere la decisione nelle mani della corte suprema, attualmente di maggioranza conservatrice.

Una delle canzoni portanti di Hadestown è Why we build the wall, un botta e risposta tra Ade e suoi operai riguardo la costruzione di un muro che li isoli dal resto del mondo: all’interno c’è lavoro, ma bisogna tenere fuori chi non ce l’ha e vorrebbe rubarlo. Solo così la loro libertà può essere conservata. Un’eco di molte voci che ricorrono nel dibattito politico contemporaneo.

Hadestown è inscrivibile nella tendenza che si è manifestata a Broadway negli ultimi tempi, ovvero quella di offrire delle alternative all’individualismo dell’attuale governo.

Nell’edizione dei Tony Awards del 2017, il premio di miglior musical è stato conteso principalmente da spettacoli che facevano perno sulla solidarietà. L’anno scorso, a battere successi commerciali come Mean Girls, Spongebob Squarepants e Frozen è stato The Band’s Visit, storia di dialogo e incontro tra una banda egiziana e gli abitanti di un paesino israeliano.

È ancora presto per dire se le canzoni di Anais Mitchell saranno il proseguo di questo filo rosso che sta orientando i Tony. Ciò che è certo è che il musical non lascerà gli spettatori indifferenti.

Lascia un commento