Addio a Karl Lagerfeld

22 gennaio 2019
Parigi, passerella della sfilata Houte Couture di Chanel. A prendersi gli appalusi alla fine dello show è Virginie Viard. Di Lagerfeld non vi è traccia.
“È stanco”, dicono.

19 febbraio 2019
A poche ore dall’inizio del calendario della Milano fashion week muore a Neuilly-sur-Seine uno degli stilisti più noti nel mondo della moda.

“Disegno come respiro. Non chiedi di respirare, accade e basta”

Karl Otto Lagerfeld nasce in Germania il 10 settembre dell’anno che fu (Il ’33? O il ’35? Sostenne addirittura il ’38) da padre banchiere e madre violinista.
È proprio la madre a consigliargli di abbandonare il pianoforte a favore di una passione meno rumorosa.
Con lei si trasferirà a Parigi e parteciperà alle prime sfilate di moda, lui che anni dopo le sconsacrerà trasformandole in show memorabili.

Perchè Karl Lagerfeld entra nelle maison a gamba tesa, maleducatamente, e vomita arte, cultura, buon gusto. Dall’incontro con Yves Saint Laurent e la prima collaborazione con Balmain alle collezioni firmate con Chloè, Krizia, Codette e Mario Valentino.

È il 1965 quando con un cappello Cerruti, occhiali da sole scuri, capelli lunghi e un completo scozzese arriva da Fendi con la quale collaborerà per più di cinquant’anni.
Nell’83, poi, firma un contratto a vita con Chanel e nel nuovo millenio dà vita al brand che prende il suo nome.

Stilista, fotografo, illustratore, artista, designer, icona pop.
Eternizzato dal suo rifiuto del tempo, controcorrente, esteta, poliglotta.
Il “Kaiser Karl”, che, per entrare negli abiti di Dior Homme disegnati da Hedi Slimane, perse più di 40 chili in un anno. Lui che non era bravo a ricordare, e non si sforzava a farlo. Lagerfeld che beveva solo Diet Coke ed ebbe il coraggio di dire ad Adele che era “un po’ troppo grassa”.
Irriverente, disarmante.

La sua eredità?
In parte andrà alla gattina Choupette.

Adieu, Karl.

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