“C’è un Giovanni Rana in ognuno di voi”. Storia di una pazza idea divenuta impero della pasta fresca

É con un evento interamente dedicatogli che l’Università IULM ha celebrato ancora una volta la brillante storia di Giovanni Rana, il magnate della pasta fresca italiana.

“Dal mattarello alla multinazionale” è stavolta la chiave di lettura di un fenomeno cult che attraversa comunicazione e cucina e con cui, in Ateneo, il prof. Emanuele Invernizzi ha messo in luce le ragioni del successo imprenditoriale e le “ricette” di un brand che ha saputo traghettare la tradizione nella modernità, da protagonista.

Ma il termine impero, ormai fuori dal tempo, è un complesso concetto che lega storia, politica, economia, diritto. Anche logica e mitologia avrebbero da dire la loro parte. Considerando però un’accezione particolare di questo vocabolo, anche quello creato da Giovanni Rana non potrebbe che chiamarsi impero. Della pasta fresca.

Rana riceve la laurea honoris causa all’Università IULM, dall’allora rettore Giovanni Puglisi (ph. iulm.it)

Era il 1950 quando, a soli 13 anni, l’allora “girino” abbandona gli studi e raggiunge i fratelli nella panetteria di famiglia, a San Giovanni Lupatoto, nel veronese. Il futuro imprenditore impara subito tutto sulla panificazione, ma è solo nel 1960, in pieno boom economico, che nasce la “pazza idea”, già premiata dall’Università IULM con una laurea honoris causa in Relazioni Pubbliche.  Il nostro decide di “sostituirsi” alle giovani spose, che lasciano i fornelli per l’ufficio e consegnano a Rana lo scettro di casa, o meglio il mattarello. Sarà lui, da allora, a portare in tavola tortellini e paste fresce. E appena due anni dopo (1962), prende finalmente forma il Pastificio Rana, sempre nel veronese.

Un punto di partenza per quella che diverrà una produzione di pasta fresca su scala industriale. Maneggiando sempre meno farina e sempre più strategie aziendali, Giovanni Rana sceglie di investire parecchio in macchinari che assicurino una produzione veloce ma ugualmente funzionale. E nel 1971 apre la distribuzione dei prodotti Rana anche a mercati esterni a quello italiano.

Tuttavia, il vero sogno di Giovanni Rana si concretizza soprattutto nel ventennio ’80-’90, con l’ascesa in azienda del suo unigenito Gian Luca. Eredita dal padre la passione nonché l’intraprendenza di allargare le vendite in tutt’Europa. A rendere possibile il tutto sono senz’altro le campagne pubblicitarie sviluppate dal Pastificio Rana Spa – che nel frattempo è quotato in borsa – nello specifico, dal fondatore Giovanni, che si presta a metterci la faccia. Anche se il grande balzo atteso restano sempre e comunque gli Stati Uniti d’America.

Giovanni Rana sbarca ad Hollywood, dove lancia il suo ingresso ufficiale nel mercato USA. Era il 2016

Il “girino”, dunque, va controcorrente. All’epoca tutti creano marchi e si lasciano ammaliare da strategie di vendita fin troppo sofisticate. Giovanni Rana smette di star dietro ai pubblicitari e va dritto in TV, a vendere se stesso. Basta davvero un attimo, oggi, per capire quanto si stata visionaria questa lettura, oggi vincente per molti brand di primo piano.

Quando sentiamo parlare di “prodotti Rana”, la maggior parte delle volte ci viene in mente l’anzianotto fondatore che, saggio di anni di esperienza espone i suoi prodotti così come li vediamo sulle nostre tavole. E questo successo non è passato inosservato, specie sul piccolo schermo. “Parola di Francesco Amadori”, “Dove c’è Barilla, c’è casa” o “Star in famiglia”. Claim tanto evocativi che omaggiano, di spot in spot, il papà della pasta industriale.

Tornando a ravioli o tagliatelle che siano, il duro lavoro premia il Rana diventato imprenditore con l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, per iniziativa di Carlo Azeglio Ciampi, capo dello Stato nel 2004. Ma di lì a poco Giovanni Rana sbarca per la prima volta negli States. Qui, ha preso due piccioni con una fava, aprendo congiuntamente uno stabilimento di pasta e sughi freschi a Chicago ed un ristorante nel quartiere Chelsea di New York. Il sogno del veronese diventa a stelle e strisce.

E qui si lega l’affermazione del prof. Invernizzi, quando al consueto appuntamento in IULM parla di Giovanni Rana come di “una persona che si è fatta da sé”. In altre parole, Rana personifica il self-made man che è forse il reale mito di giusto due secoli. “Il pensiero condiviso – dice infatti Invernizzi – è che ognuno di voi possa avere delle potenzialità, ciascuno nel suo settore. Come dire che giace dentro ognuno di voi un piccolo Giovanni Rana. Dovete solo scoprirlo”.

Cosa, dunque, imparare dall’esperienza del (iulmino) dottor Rana? Qualche dritta non farebbe certo male, specie se arriva dalle sue parole.

Due studentesse di Relazioni Pubbliche incontrano Giovanni Rana

Giovanni Rana, che consiglio ha per i giovani studenti che si trova davanti?

I consigli sono sempre quelli che mi dava mio nonno. Quando si inizia una nuova attività, specialmente in questo settore – per non finire a parlare della frammentazione che sta vivendo – io dico sempre e solo queste parole: “Dai, dai! Non mollare”. Dico questo perché quando ho avuto i miei momenti di sconforto, ho sempre cercato di non arrendermi, di non scoraggiarmi mai e, lavorando sodo, spesso ho oltrepassato anche queste fasi. Ma quello che dovete tenervi a mente e di fare quello che vi dice il vostro cuore, fare quello che vi appassiona, che vi rende felici anche quando si è stanchi a fine giornata.

Parlando del futuro del suo impero, ma anche dei suoi amati tortellini, ha mai preso in considerazione l’idea di proporre anche una linea di pasta senza questo o quell’ingrediente, per fronteggiare le varie intolleranze e i cambiamenti delle esigenze del consumatore, a tavola?

La domanda è molto interessante, così come spero che sia anche la mia risposta. Cioè che la “famiglia Rana” è pronta, anche in questo caso, ad andare incontro alle esigenze di mercato e dunque delle persone. Faccio un esempio banale: la pasta fresca che vendiamo agli asiatici o agli arabi, la adeguiamo ai sapori che più si addicono alle loro culture. E per questo abbiamo ricercatori e specialisti che ci informano costantemente su come muoverci nei diversi Paesi. Quindi la mia risposta è: perché no? Forse lo stiamo già facendo.

Giovanni Rana in uno dei numerosi spot pubblicitari che lo hanno reso un fenomeno della comunicazione, oltre che della cucina

Facendo rifermento ai suoi prodotti e alla preponderanza della sua immagine nel rappresentarli, pensa che avrebbero lo stesso successo anche senza la visibilità che ha avuto il suo volto, in questi anni?

Onestamente non saprei dirlo. Di certo la cosa influisce e non poco. Ma come potete immaginare dietro una grande azienda c’è sempre una grande organizzazione e una grande squadra. Quindi io penso che sia merito dell’impegno che ogni singolo componente dell’azienda mette ogni giorno.

Come lo si vede negli spot pubblicitari e così come si è presentato quest’oggi nell’incontro con gli studenti IULM, Giovanni Rana si contraddistingue ampiamente per la modestia e umiltà che (lo caratterizzano) e che trasmette. Senza contare la brillante ironia che ancora scorre  imperterrita nelle sue vene. Ma al di là della grande impresa in se, Giovanni Rana è sicuramente orgoglioso di una cosa: essere entrato con amore nelle case di tutto il mondo. E non tanto come ospite, quanto come un familiare. Naturalmente quello bravo con farina e mattarello. Anche nel tempo delle multinazionali.

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